Non è il momento a Ercolano di pensare alla prossima candidatura per il 2017 a Capitale Italiana della Cultura ma al contrario di individuare priorità e disfunzioni in un paese dove proprio le cose non quadrano.
Mantenere sempre il contatto con la realtà: sull’onda dell’entusiasmo il renziano doc nonché sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto non deve perdere di vista la reale condizione di un paese in pieno allarme sicurezza, con aree praticamente abbandonate a se stesse (pensiamo a Via Doglie, oggi Miglio d’Oro, con il mausoleo della caserma dei carabinieri ultimata e sequestrata a tempo record, alla zona mare e alla parte nord congestionata oltre l’inverosimile in piena zona rossa), carenze igienico-sanitarie nel centro storico e disfunzione sociale allarmante.
Ecco perché occorre operare in sinergie con le forze politiche tutte, senza badare a maggioranza e opposizione, ecco perché non si deve dividere il paese in ricchi e poveri dando l’impressione di rincorrere una gloria finalizzata in concreto a pochi eletti e non alla collettività.
Innanzitutto occorrerebbe potenziare la macchina comunale, ruotando dirigenti apparsi forse non all’altezza del ruolo e super pagati per le deleghe acquisite (il comandante della locale Francesco Zenti resta al suo posto nonostante fosse tra i primi a dover “girare” come paventato in campagna elettorale dallo stesso Buonajuto) al fine di migliorare l’operatività di un governo locale che deve fare i conti con un contesto non facile da gestire in cui per decenni clientelismi e interessi personali hanno dettato legge fuori e dentro il palazzo di città.
Basta camminare a piedi nei pressi del MAV (museo archeologico virtuale) o nell’eterno cantiere aperto di Pugliano per rendersi conto di come facilmente ci si possa allontanare dalla “verità” pubblicizzando una realtà ben diversa da quella evidenziata dai mass media.
In sintesi: avanti Buonajuto, ma a patto che si lavori in sinergia affrontando delicate tematiche del quotidiano alla cui risoluzione è legato il vero rinnovamento comunitario e l’immagine Culturale della città.
Alfonso Maria Liguori