Si terrà per la prima volta in Campania, e precisamente a Sorrento, il Congresso Nazionale della Società Italiana di Cure Palliative (Sicp), presieduta dal dottor Carlo Peruselli, congresso giunto alla sua ventiduesima edizione. Un riconoscimento, questo, per i significativi passi in avanti compiuti in Regione Campania e per i grandissimi risultati ottenuti su tutto il territorio regionale in tema di cure palliative.
I delegati, provenienti da tutta Italia, si riuniranno dal 4 al 7 novembre 2015 presso l’Hilton Sorrento Palace. E proprio il segretario regionale campano della Società Italiana di Cure Palliative, il dottor Sergio Canzanella, ha delineato lo scenario regionale, sempre in continua evoluzione.
“Migliorare la qualità di vita di persone che si ricoverano in Hospice – ha sottolineato il dottor Canzanella – è da sempre un obiettivo fondamentale delle cure palliative, che si sono dimostrate il modello di cura più efficiente ed efficace per occuparsi dei bisogni di pazienti affetti da malattie cronico-degenerative. Le problematiche in Campania sono, in particolare, la formazione degli operatori, la diffusione delle reti di cure palliative su tutto il territorio regionale con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato esperte in cure palliative, la carenza di un Hospice pediatrico, la mancanza di Hospice pubblici nelle Asl Napoli 3 Sud, Benevento, Caserta e Napoli 1 Centro, la certificazione dell’esperienza di cure palliative dei medici, le campagne di comunicazione sociale, la ricerca scientifica in cure palliative e lotta al dolore burocratico.
Giova ricordare – ha aggiunto il segretario campano della Sicp – che l’intesa Conferenza Stato-Regioni del 2014 ha stabilito con chiarezza le competenze che tutti i professionisti, non solo i medici, devono possedere per poter operare nelle reti di cure palliative e i relativi percorsi formativi obbligatori. Per quanto riguarda gli sviluppi organizzativi, l’incremento dell’aspettativa media di vita delle persone condiziona un grande incremento delle patologie cronico-degenerative, in gran parte si tratta di pazienti oncologici. Per dare una risposta concreta ai bisogni di un così alto numero di malati, è necessario organizzare le reti in collaborazione con il settore della medicina generale, con altri specialisti ospedalieri e con il mondo del volontariato.