Il libro ha immediatamente suscitato un notevole interesse, non solo per l’argomento trattato, ma anche per la storia di base raccontata sullo sfondo di un grande paese in via di sviluppo. Chiacchierando con l’autore abbiamo appreso tanti piccoli particolari inediti sulla vita degli operatori del commercio, degli imprenditori italiani che intrattengono rapporti con la Cina, ma abbiamo anche conosciuto la figura del protagonista di quest’opera definita romanzo, ma che in realtà forse un vero e proprio romanzo non lo è.
Un mondo non solo fatto di Cina, ma arricchito da altri paesi nei quali l’autore ha viaggiato in compagnia di suo padre fino all’ultimo giorno della sua scomparsa per un triste ed impietoso male che nemmeno un trapianto epatico è riuscito a debellare.
“L’anno del Dragone” è un opera che merita la dovuta attenzione, non solo per le atmosfere esotiche che descrive, ma per la testimonianza riportata da uno stile letterario chiaro non banale che ruota sull’attività di quei tanti napoletani i cui sforzi restano nell’ombra di una città da troppo tempo mortificata e che l’autore ha voluto riportare con prepotenza alla luce attribuendole il suo giusto valore.