Si tratta di F.R., di 44 anni, della figlia, M.G.R., di 23 anni, e del fidanzato di quest’ultima, G.G., di 21 anni. Padre e figlia sono accusati di omicidio in concorso tra loro. Il giovane, invece, è stato soltanto denunciato per distruzione di cadavere.
Sarebbe stata uccisa dopo un regolamento di conti legato al mondo della droga. Uccisa a copi di pistola e poi lasciata bruciare nella sua auto. Sembra ben chiaro tutto il quadro di quanto successo alla procura di Napoli nord, guidata dal magistrato Francesco Greco. Il corpo carbonizzato di Maria Migliore, 30 anni, di Atina, in provincia di Frosinone, era all’interno di una Fiat Doblò, bruciata nella notte in via Toriello Separiello in periferia a Sant’Antimo.
Tra le ipotesi più accreditate quella di una partita di stupefacenti non pagata o l’invasione di zone di spaccio non sue da parte della donna.
Ieri sera la donna uccisa si è recata a Sant’Antimo a casa di quello che sarebbe stato il suo assassino. F.R., 44 anni e la figlia, M.G.R., 23 anni, si sarebbero messi in auto con Maria Migliore. Ma di lì a poco ci sarebbe stata una ulteriore lite che sarebbe sfociata nell’assassinio.
Successivamente la 23enne avebbe contattato il fidanzato, G.G., di 21 anni, affinchè le desse una mano a far sparire il corpo. La soluzione scelta, quindi, sarebbe stata quella di dar fuoco ad auto e cadavere.
Interrogatori e verifiche ulteriori che avverranno nelle prossime ore potranno dare ancora più nitidezza a questa torbida vicenda.