I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno dato oggi esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale del Riesamen di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Pasquale Gionta (detenuto all’ergastolo in regime di 41bis) – figlio del capo fondatore dell’omonima associazione camorristica – ritenuto responsabile di omicidio premeditato, detenzione e porto illegale di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose.
L’indagine, condotta dal novembre 2014 al giugno di quest’anno, ha consentito di ricostruire la dinamica e il movente, e di individuare nell’odierno indagato, allepoca dei fatti reggente del clan Gionta, il mandante e l’organizzatore dell’omicidio di Vincenzo Amoretti (detto Babana), avvenuto a Torre Annunziata il 20 aprile del 2007, nonché di individuare Michele Palumbo, alias Monnezza, quale esecutore materiale dell’omicidio. Palumbo, noto killer del clan, reo confesso e oggi collaboratore di giustizia, è indagato nell’ambito dello stesso procedimento penale (che ha già riportato due condanne definitive per delitti di cui all’art. 416 bis, e condannato in primo e secondo grado alla pena dell’ergastolo quale compartecipe dell’omicidio di Ettore Merlino, avvenuto il 24 maggio 2007 a Torre del Greco).
All’epoca dei fatti Pasquale Gionta era il capo incontrastato dell’omonima organizzazione, poiché sia il padre Valentino che suo fratello Aldo erano già detenuti per reati associativi e contro la persona. A decretare l’omicidio fu proprio Pasquale Gionta che in questo modo punì con la morte l’Amoretti (contiguo al clan avverso dei Gallo/Cavalieri, in particolare alla francia dei piselli), colpevole di aver espoloso alcuni colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dei suoi suoceri.
L’esecuzione, avvenuta all’interno dell’abitazione della vittima nel parco Penniniello di Torre Annunziata, roccaforte dei “piselli”, fu eseguita da un commando che fece irruzione nell’appartamento dopo aver superato il controllo delle vedette del sodalizio, indossando delle pettorine della polizia di Stato. Nell’occasione il killer, superati i familiari della vittima presenti in casa e raggiunta la camera da letto, lo uccideva esplodendo un colpo di pistola alla tempia della vittima mentre questi era ancora nel sonno, davanti agli occhi dei suoi stessi familiari.
Con l’esecuzione di Amoretti deflagrava la guerra fra i due clan contrapposti Gionta e Gallo/Cavalieri, che avrebbe fatto registrare, nei giorni successivi, in un quadro di vendette e attacchi reciproci, l’eliminazione di altri tre soggetti organici all’uno o all’altro clan.