Giovanissimi, Roberto e Marco, appartengono alla quella sempre più sottile fetta di gioventù che, al tempo passato a fissare uno schermo di computer o su smartphone o tablet, preferisce scoprire, incuriosirsi, sperimentare.
Amanti delle tecniche di movimento urbane, metropolitane, che spesso vediamo solo in film e serie tv di matrice estera, Roberto e Marco amano e praticano il Parkour ma principalmente seguono e preferiscono il Free Running.
Il Parkour è una disciplina nata in Francia, in strada, negli anni ’90; consiste nell’ eseguire un percorso, superando col movimento qualsiasi ostacolo possa essere frapposto fra l’esecutore e la sua meta finale.
Resa famosa grazie, soprattutto, a David Belle, stuntman, attore e ginnasta francese, caratteristica fondamentale di tale disciplina è l’adattamento del corpo all’ ambiente naturale o urbano: che siano ostacoli, barriere, muri o gradini, l’esecutore compie volteggi, equilibri, arrampicate e tutto ciò che il corpo riesce a fare per giungere efficientemente (e in breve tempo) il punto di arrivo. Tracciatori e tracciatrici, si definiscono così i praticanti del Parkour.
Definibile come “figlio” della più generica madre Parkour, vi è il Free Running in cui Roberto e Marco intendono specializzarsi. Rispetto al primo, il Free Running ricerca la spettacolarità e l’originalità dei movimenti a scapito dell’efficienza. C’è una valorizzazione dei movimenti che tatinge alle altre tecniche del moto, a noi più note, quali quelle della ginnastica artistica. Il loro “percorso” è infatti condito da avvitamenti, capriole, salti mortali, tutto fatto con maggiore fluidità e morbidezza.
Questi spiderman della città pagano lo scotto, però, di vivere in un paese, Castellammare di Stabia, che non è pronto né urbanisticamente né politicamente a queste nuove tecniche, a queste nuove branche dello sport . Roberto, Marco e tanti altri si allenano, in estate, recandosi in spiaggia, girando tra Sorrento, Meta e altri lidi della costiera. Diversamente si spostano in paesi con spazi più ampi, come Napoli, zona Centro Direzionale, che ospita altri amanti delle stesse tecniche. Poche sono le palestre che, specie in inverno, riescono a mettere a disposizione dei tracciatori uno spazio in cui allenarsi. Pochi anche i corsi di allenamento organizzati dalle strutture sportive. Altrettanto pochi gli incontri e le discussioni organizzate dalle stesse strutture che potrebbero mettere in contatto amanti di tali sport. Non a caso Parkour e sfumature nascono e si sviluppano alla “underground” e sul web si diffondono, spinti soprattutto, se non solo, dai loro giovani seguaci.
Si è abituati ai sport soliti: calcio, basket, tennis e a strutture dedite alla loro pratica. Gli amanti di Parkour, del Free Running invece, incontrano tutti i limiti di una realtà territoriale che non presenta spazi aperti e chiusi ben predisposti alla disciplina da mettere a disposizione di chi decide di indirizzare le proprie energie fisiche in tecniche meno conosciute ma non per questo da penalizzare. Queste nuove tecniche di movimento funzionano proprio come un qualsiasi sport, si inizia da piccoli e, crescendo, specialmente allenando il fisico, si indurisce di più l’allenamento introducendo tecniche sempre più complesse. Ciò non esclude la possibilità per chi è meno adolescente di avvicinarsi a tale sport.
Roberto e Marco sul rinomato social Facebook hanno creato la loro pagina, “Team Division 3run” dove postano i loro video, le loro partecipazioni ad eventi locali e dialogano con chi vorrebbe seguirli ed allenarsi con loro.
Anna Di Nola