Quando “solidarietà” fa rima con “antichità” e con…“bontà”.
Un pane presumibilmente riprodotto nell’antica Pompei è oggi simbolo della tradizione pompeiana. Sono le parole che descrivono meglio le iniziative messe in campo per Natale 2015 dal mastro fornaio Carmelo Esposito (insieme al fratello Nicola titolare dell’omonimo panificio di via Lepanto) che, con il suo Panis Pompeii, in breve tempo diventato un trait-d’union enogastronomico tra la città antica e quella moderna, intende dare una mano anche ai bambini meno fortunati dei Paesi poveri del mondo.
In cosa consiste l’iniziativa di beneficenza? «Quest’anno, per ogni panettone o per ogni Panis Pompeii acquistato da noi, devolveremo 1 euro all’associazione Trame Africane, che da anni offre un sostegno ai bimbi del Kenya e delle zone più povere dell’Africa.
In questo periodo è doveroso un pensiero anche a chi è meno felice di noi».
Il Panis Pompeii, dunque, diven- ta anche simbolo di solidarietà. Com’è nata l’idea di riprodurre questo antico pane?
«Nell’antica Pompei c’erano tanti panificatori, più di 30, e tanti ti- pi di pane diversi: quelli per i ric-chi, ma anche quelli che venivano preparati per altre categorie sociali, ad esempio gli schiavi o i marinai. Ce n’era perfino uno preparato appositamente per i cani! E, riflettendo bene, il pane ancora oggi è immancabile sulle nostre tavole.
Con un pizzico di fantasia, essendo da sempre affascinato dal la città antica, mi sono immedesimato in Terentius Neo, un panificatore dell’epoca realmente esistito e raffigurato in un famoso affresco, e mi sono chiesto: “come rifarebbe oggi il pane che infornava già duemila anni fa?”». E così è nato il Panis Pompeii, ma non solo.
«Sì, esso è un pane dolce, che gli antichi panificatori preparavano per i ricchi del tempo, durante le feste, con cereale al farro, miele, pinoli, uva e frutta secca.
Dopo un attento e accurato studio ricavato dai mosaici e dai graffiti di Pompei, si è visto che questo pane presentava una for- ma circolare con 8 tagli, perché all’epoca non si utilizzavano coltelli seghettati e si spezzava con le mani.
La sua riscoperta ci fa viaggiare nel tempo, donando al palato il gusto dell’antichità. Si potrebbe perfino immaginare di averlo com- prato direttamente dal fornaio Terentius! Anche altri prodotti tra cui biscotti, marmellate e miele, nascono con l’intenzione di far rivivere i sapori dell’antica Pompei». Quali sono i suoi progetti futuri? «Domenica 13 dicembre è in programma una mattinata di degustazione del Panis Pompeii.
Inoltre, abbiamo avviato una collaborazione con alcuni ricercatori inglesi che, nella prossima estate, saranno in visita agli Scavi di Pompei per portare avanti nuovi studi di “archeofood” su altri prodotti della città antica».