“Dall’audit degli operatori – continuano – è emersa l’esigenza che il porto di Napoli confermi la sua identità storica, caratterizzata da una vocazione fortemente polifunzionale. Lo scalo deve essere valorizzato contemporaneamente come hub logistico-commerciale e come hub turistico. È indispensabile disporre di un’area di ampliamento terminalistico, raggiungibile anche via treno, e già dotata di infrastrutture e servizi adeguati alla movimentazione di elevati flussi internazionali di merce containerizzata, propria degli interporti. La realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali, soprattutto quelle ferroviarie di collegamento con la esistente realtà interportuale, è da considerarsi strategica. La realizzazione del nuovo collegamento ferroviario tra il Porto e il nodo di Napoli Traccia (eliminando il passaggio a livello di Via Galileo Ferraris mediante un sottopasso), costituisce una priorità fondamentale per lo sviluppo del traffico merci”.
“Un altro punto d’attacco per le strategie di sviluppo del porto – è scritto nel documento – è il rilancio della cantieristica, cogliendo le opportunità derivanti dalle prospettive di ricambio del naviglio legate all’approvazione della nuove normative in tema ambientale e dall’ampliamento del canale di Panama (incremento delle dimensioni medie del naviglio) e del canale di Suez (consistente aumento del traffico navi nel Mediterraneo a discapito delle rotte nord europee)”.
“Il documento – concludono Prezioso e Russo – può essere considerato come un modello di buona prassi in quanto esso scaturisce integralmente dalle proposte degli operatori riuniti al tavolo voluto da Confcommercio e Confindustria. Dunque esso rappresenta la visione di chi nel porto lavora quotidianamente e ne conosce tutti i dettagli”.