La trasparenza e la legalità, sacre banderuole degli Uliano Boys, tornano nuovamente a svettare nella vita politica pompeiana.
È questa la volta del bando per la selezione del direttore del giornale, un bollettino informativo della vita amministrativa di Pompei, che questa amministrazione, proprio per rompere con il passato, riesuma dalla vecchia gestione D’Alessio e ripropone con una indicibile coerenza con gli annunci elettorali di un primo cittadino che “avrebbe tagliato tutte le spese inutili” per far posto ad un nuovo modo di fare politica per ridare dignità e sanare le esangui casse del comune.
Oggi il traghettatore dei figli di Maria ha ben deciso di informarli, questi suoi poveri amministrati e ha, allora, giustamente scelto di pubblicare, a spese della collettività ovviamente, il tanto criticato giornale di dalessiana memoria.
Soldi da deliberare per una nobile causa, per il giornale del Comune di cui nessuno sentiva minimamente la mancanza. Un necessario organo di informazione vitale per Pompei, tanto da indurre il “capo”, addirittura ad operare rischiose manovre di bilancio pur di appostare qualche liretta all’uopo.
Bene così. E adesso smettila di criticare quello che si sta dimostrando il più incapace sindaco dall’Età dei Comuni ad oggi. Abbiamo capito che questo primo cittadino non incontra proprio il tuo consenso. Bastano tutte le parole spese fin qui per lo sperpero di poche decine di migliaia di euro.
Certo, potrebbe essere così, se non fosse che quelle poche decine di migliaia di euro sono di tutti i cittadini di Pompei, me compreso, e non mi sta per niente bene che il caro Uliano paghi le sue clientele con i soldi dei più che vessati cittadini della città degli Scavi, che di questo passo rischiano di estendersi ben oltre il confine della città antica.
Ma purtroppo non è possibile tacere dinanzi a fatti, fattacci e indegne abitudini. Per quel che riguarda la brillante idea del giornale della Città c’è da aggiungere una “simpatica” analogia con quanto fatto dal suo “fondatore”, l’ex sindaco Claudio D’Alessio.
Proprio questo il caso di dire D’Alessio docet e Uliano, dopo aver appreso, ripropone. La bella idea del notiziario concretizzata dal fu sindaco D’Alessio fu allora prodromica per la nomina di un direttore responsabile nominato, dopo tanto di bando e tanta, tanta “trasparenza”, ad “insindacabile giudizio del primo cittadino”. Dopo aver vagliato i curriculum giunti in comune, l’allora “capo” scelse chi doveva.
Oggi Uliano, che ancora dice di essere il cambiamento, non solo copia pari pari l’idea del suo tanto criticato predecessore, ma gli frega anche l’idea di indire un bando, anche in questo caso “trasparente”, per la nomina del direttore responsabile. Magari Uliano pensa che l’unica cosa buona fatta dal D’Alessio sia proprio il giornale. Chissà, ma dopo avere ereditato i tanti “guai” di cui va ogni giorno lamentandosi, oggi eredita anche una cosa che gli è piaciuta tanto. Purtroppo però sembra proprio che il “messia pompeiano” abbia appreso veramente bene la lezione del suo predecessore dato che la frase “ad insindacabile giudizio del primo cittadino” riappare anche in questo nuovo bando per scegliere il direttore della testata cittadina.
E allora, se il giudizio del sindaco è insindacabile, a che servono le domande, i titoli presentati, la finta trasparenza che anche questo nuovo ed innovativo sindaco vuol far passare per legalità? A che serve avere tanti titoli per guidare il giornale di Città se poi per accedere a tale carica bastano quindici anni di iscrizione all’Ordine Nazionale dei Giornalisti? E se qualche aspirante direttore fosse iscritto da 40anni all’ordine professionale e avesse nel curriculum numerose esperienze di direzione, collaborazione con giornali di tutte le dimensioni ed un’esperienza da vendere, sarebbe il prescelto o a valere alla fine è sempre “l’insidacabile giudizio del sindaco”?
E allora, caro sindaco perché non cacciare gli attributi e scegliere in maniera “insindacabile” il direttore resposabile del tuo, e non dei cittadini, giornalino? Una scelta coraggiosa, magari politica, ma onesta, evitando di prendere per il naso quanti ancora credono nella trasparenza, nella rottura con il passato e nell’avvento di “nu juorno buono” che purtroppo appare sempre più plumbeo e buio.
Gennaro Cirillo