“Pompei simbolo dell’Italia che riparte”. E’ questo il concetto al centro degli auguri di Natale che il premier Matteo Renzi, accompagnato dal Ministro Dario Franceschini, ha lasciato lo scorso 24 dicembre agli italiani dalla suggestiva quanto accalcata location della Basilica degli scavi archeologici di Pompei.
Sei nuove domus spettacolari vengono così riaperte al pubblico per lanciare il forte segnale di un Grande Progetto Pompei che non si ferma e che le rovine dell’antica città romana non devono far parlare solo per i crolli, che si sono succeduti numerosi negli ultimi anni, ma anche per il grande lavoro che prosegue e che vuole rendere sempre più fruibile al mondo intero un bene così prezioso come quello degli scavi di Pompei.
Se da un lato però questa enorme eccellenza Made in Italy trova lustro nei sopraffini lavori di riqualificazione e restauro, da un altro lato le parole di Renzi e di Franceschini sembrano non tener conto del caos che circonda l’universo degli esperti e dei professionisti di restauro.
Inoltre a rincarare la dose di caos sul nervo scoperto, la poca chiarezza che circonda la vicenda della legge che avrebbe dovuto riconoscere diritti ai restauratori usciti da scuole d’alta formazione dello Stato prima del 2009, legge corretta dall’articolo 2 comma 15bis della Buona Scuola approvato lo scorso 15 luglio, che però non ha mai trovato riscontro in decreti attuativi.
Raffaele Cirillo