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L’Italia riparte da Pompei… un po’ meno dai restauratori

scavi restauri

“Pompei simbolo dell’Italia che riparte”. E’ questo il concetto al centro degli auguri di Natale che il premier Matteo Renzi, accompagnato dal Ministro Dario Franceschini, ha lasciato lo scorso 24 dicembre agli italiani dalla suggestiva quanto accalcata location della Basilica degli scavi archeologici di Pompei.

Sei nuove domus spettacolari vengono così riaperte al pubblico per lanciare il forte segnale di un Grande Progetto Pompei che non si ferma e che le rovine dell’antica città romana non devono far parlare solo per i crolli, che si sono succeduti numerosi negli ultimi anni, ma anche per il grande lavoro che prosegue e che vuole rendere sempre più fruibile al mondo intero un bene così prezioso come quello degli scavi di Pompei.

Oltre al nuovo percorso “Di Domus in Domus” che presenterà con visite guidate gratuite fino al 10 gennaio le meraviglie delle sei nuove case in Via dell’Abbondanza (la Fullonica di Stephanus, ingegnoso antenato di una moderna lavanderia; la casa di Pasquius Proculus e i suoi pavimenti spettacolari; la maestosa e ricca Casa del Criptoportico; la Casa del Sacerdus Amandus; la Casa di Fabius Amandio; la Casa dell’Efebo), un’altra importante l’ha comunicata il generale Giovanni Nistri che, prima lasciare lo scettro del Grande Progetto Pompei al generale Luigi Curatoli, ha annunciato che presto molte aree del sito archeologico saranno finalmente fruibili anche per i disabili, entro il prossimo semestre.

Se da un lato però questa enorme eccellenza Made in Italy trova lustro nei sopraffini lavori di riqualificazione e restauro, da un altro lato le parole di Renzi e di Franceschini sembrano non tener conto del caos che circonda l’universo degli esperti e dei professionisti di restauro.

Infatti, se i Beni Culturali del nostro Paese decidono di puntare proprio sui restauratori si dovrebbe forse curare maggiormente questa categoria, che negli ultimi anni vede sempre più frammentata e disorganizzata la formazione universitaria che confonde le idee e non dà garanzie e sicurezze a chi si propone sul mondo del lavoro dopo anni di studio e sacrifici.

Inoltre a rincarare la dose di caos sul nervo scoperto, la poca chiarezza che circonda la vicenda della legge che avrebbe dovuto riconoscere diritti ai restauratori usciti da scuole d’alta formazione dello Stato prima del 2009, legge corretta dall’articolo 2 comma 15bis della Buona Scuola approvato lo scorso 15 luglio, che però non ha mai trovato riscontro in decreti attuativi.

Raffaele Cirillo

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