Napoli, gli affari sporchi del clan “Lo Russo”: 18 arresti

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I carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli a carico di 18 persone ritenute affiliate al clan camorristico dei “Lo Russo”, operante per il controllo degli affari illeciti nei quartieri Nord del capoluogo campano.

Gli arrestati sono ritenuti a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nonché di associazione finalizzata al traffico di tabacchi lavorati esteri e associazione finalizzata al contrabbando di carburante, in relazione alla latitanza del capoclan Antonio Lo Ruso, nonché alla latitanza di Carlo Lo Russo alias “Lellé” e di Luigi Russo.

Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea i militari dell’Arma hanno documentato l’operatività del clan, dedito prevalentemente allo smercio di consistenti quantitativi di stupefacenti e individuato i responsabili di un consistente traffico internazionale di tabacchi lavorati esteri e di carburante.

seq lo russoContestualmente agli arresti i militari del Gico della Guardia di Finanza di Napoli stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

L’operazione si fonda sulle indagini dei carabinieri del Roninv di Napoli, da anni impegnati nelle indagini sul clan Lo Russo, che hanno seguito le tracce del latitante sino a giungere, nell’aprile del 2014, alla sua cattura a Nizza, mentre era insieme al cugino Carlo.

Grazie alle attività di intercettazione (telefoniche, ambientali e telematiche), ai servizi di appostamento, accertamenti documentali, sopralluoghi, sequestri, attività investigativa incentrata per lo più su soggetti a vario titolo collegati alla famiglia del latitante ed ai suoi più fidati uomini, è stato ricostruito da un lato il gruppo dei “fiancheggiatori”, dall’altro il ruolo di soggetti dediti in forma stabile e continuativa alle attività illecite del clan.

E’ stato poi ricostruito come Antonio Lo Russo, benché latitante e nonostante la lontananza dal territorio, abbia continuato a dirigere la cosca senza mai perdere il controllo delle decisioni strategiche, impartendo direttive e percependo i profitti delle attività illecite. Le indagini hanno trovato riscontro anche grazie alle dichiarazioni rese dal padre Salvatore Lo Russo, odierno collaboratore di giustizia. Delineati, perciò, anche scenari sulla reggenza del clan dei cosiddetti “Capitoni”.

Si è fatta piena luce sulle varie tappe della latitanza del boss (in Italia e all’estero) e sono stati individuati i soggetti (sia napoletani sia stranieri) che l’hanno resa possibile. Sono state accertate anche altre condotte illecite da parte degli stessi soggetti.

Tra i destinatari del provvedimento, oltre ad Antonio Lo Russo, figurano alcuni familiari come Claudio Esposito (zio della moglie Annalisa Gargano), Pasquale Torre e Davide Carlo (cugino di Carlo Lo Russo) ed alcuni soggetti insospettabili legati da rapporti strettissimi con la famiglia Lo Russo come Giovanni Campaiola e Luigi Fiorino.

Tra i soggetti colpiti dalla contestazione di partecipazione all’associazione dedita al contrabbando anche Gerardo Potenza, appartenente al gruppo di contrabbandieri della zona di Santa Lucia.

Come già accennato, è stato eseguito anche un decreto di sequestro preventivo d’urgenza avente ad oggetto diverse società e complessi aziendali (operanti nella produzione e distribuzione di guanti, giocattoli e articoli per la casa, con punti vendita a Napoli e a Latina, ed un centro scommesse), nonché immobili ubicati a Napoli e a Fondi, beni mobili registrati e conti correnti bancari e libretti di deposito. Si tratta di un patrimonio che si aggira intorno ai 20 milioni di euro.

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