Napoli, morte 20enne: la questione delle obiezioni di coscienza

obiezione“La morte della ventenne nel corso di un’interruzione volontaria di gravidanza a Napoli deve far riflettere sulla gestione degli aborti e sulle obiezioni di coscienza perché se si lasciano pochi medici a fare interventi del genere perché la stragrande maggioranza, in Campania si arriva addirittura all’83,9%, si rifiuta di farli è facile che possano verificarsi errori umani come potrebbe essere successo nel caso della ragazza morta al Cardarelli”. Lo ha detto il presidente del gruppo consiliare Campania libera, Psi e Davvero Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione Sanità.

“Bbisogna trovare un punto d’intesa tra le convinzioni morali personali e le esigenze di uno Stato in cui c’è una legge che permette, a determinate condizioni e in determinati casi, l’interruzione volontaria di gravidanza e chi decide di ricorrere all’aborto, spesso dopo una scelta dolorosa, deve essere garantito il massimo rispetto e la massima sicurezza”.

Borrelli ha poi stigmatizzato tutti quei fanatici che, pur di contestare la possibilità di abortire offerta dalla legge, non hanno esitato a offendere, sui social network e nei commenti agli articoli, la memoria della giovane morta al Cardarelli, rea, secondo loro, di aver deciso di togliere la vita e, per questo, punita, senza tener conto che l’aborto le era stato consigliato dal suo medico perché, senza sapere di essere incinta, aveva assunto un medicinale per curare una dermatite che, tra gli effetti collaterali, aveva anche il rischio di influire negativamente sulla gravidanza”.

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