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Passano a sei i musei archeologici campani

Cuma-terme

Considerevole novità in tema museale: gli scavi di Ercolano ed il parco archeologico dei Campi Flegrei saranno dotati di autonomia e vi saranno quattro nuove soprintendenze unificate per l’Archeologia, i beni artistici e paesaggistici.

Tale significativa e rilevante novità è emersa a seguito dell’annuncio dato dal ministero dei beni e delle attività culturali durante l’audizione in Commissioni Cultura congiunte settima del Senato e settima della Camera ad opera del ministro Dario Franceschini.

Attraverso tale riforma, che ad avviso di alcuni commentatori si configura come una rivoluzione, le soprintendenze in Campania diverranno quattro e non più tre, come in precedenza.

La ratio sottesa a tale intervento è da rinvenire nella volontà di rilanciare gli scavi di Ercolano, da sempre messi in ombra da quelli di Pompei, compiendo un’operazione di rivalorizzazione degli stessi, svincolandoli così dalla Soprintendenza speciale pompeiana guidata da Massimo Osanna.

Vi è da considerare inoltre la circostanza, di non poco conto, che lunedì 25 gennaio, la commissione del succitato ministro renderà nota la capitale italiana della cultura 2017, ed Ercolano, assieme ad altre, è ancora tra le “papabili”.

Della medesima autonomia beneficerà anche il parco archeologico dei Campi Flegrei, area che si estende da Bagnoli a Bacoli e che comprende siti come le terme di Baia, il museo archeologico del Castello di Baia, l’area archeologica di Pozzuoli e il parco archeologico di Cuma. Così facendo il nuovo direttore non sarà più alle dipendenze della soprintendenza archeologica della Campania.

Di conseguenza il numero dei musei autonomi in Campania raggiunge così quota sei. Ci saranno infatti, oltre alle “new entry” di Ercolano e Campi Flegrei, il museo di Capodimonte, il museo archeologico nazionale di Napoli, il parco archeologico di Paestum e la Reggia di Caserta (che godono già dal 2015 di autonomo direttore), a cui si aggiunge la Soprintendenza Pompei, parimenti dotata di autonomia speciale. Con il relativo incremento dei presidi di tutela archeologica a livello nazionale, che, rispetto ai precedenti 19, diverranno 39.

Al di là dei mirabolanti e palcoscenici annunci politici, troppo spesso infarciti di farsesca essenza, la speranza che ci accomuna è che si riesca finalmente, anche attraverso tali interventi, a valorizzare degnamente il nostro inestimabile e ben poco sfruttato patrimonio artistico e culturale, in modo tale da preservare la ricchezza archeologica che ci contraddistingue e ridonare dignità e prestigio ai nostri territori, troppo spesso ingiustamente offesi, proiettandoci verso un futuro roseo ma non immemore della grandezza del nostro passato.

 

Andrea Rispoli

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