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Camorra scatenata a Napoli: la “baby” guerra nel centro storico

forcellaCamorra scatenata a Napoli: ormai è guerra aperta tra clan nel centro storico. Non c’è limite in città alla violenza di baby gang scatenate nate dall’unione dei rampolli di gruppi criminali storicamente attivi in città.

Sulle ceneri del vecchio “sistema” la malavita new generation sembra determinata a conquistare il territorio a suon di morti ammazzati sul campo: poco importa poi che teatro di questi agguati siano luoghi popolatissimi o che a cadere sotto i colpi dei sicari siano innocenti rei solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. In città c’è paura: lo si legge sul volto degli studenti e dei tanti pendolari che quotidianamente attraversano la città per non parlare dell’angoscia delle famiglie bombardate mediaticamente da eventi di nera registrati a Napoli ininterrottamente. Inoccupazione, scarsa scolarizzazione e assenza delle istituzioni favoriscono il dilagare di una sub cultura che trova terreno fertile tra le fasce più esposte della comunità e non solo.

Spesso infatti sono proprio i cosiddetti “figli di papà” a compiere reati violenti pur di primeggiare sul gruppo di coetanei e permettersi abiti griffati o cellulari alla moda. Insomma di tutto e di più per godere di quel finto benessere che ancora incanta migliaia di giovani. In questo marasma le associazioni, le parrocchie e la Scuola dovrebbero svolgere un ruolo determinante nel quanto meno arginare la piaga della dispersione sociale tra i giovani.

E’ corretto usare però il condizionale nel rispetto di chi vivendo a Napoli, soprattutto in certe zone, ha provato sulla sua pelle come certi meccanismi positivi si siano “inceppati” da tempo. D’altro canto sconcerta la mancata risposta dello Stato alla provocazione lanciata dal parroco di Forcella don Angelo Berselli sulla paradossale efficienza della camorra di contro alla latitanza delle istituzioni nei confronti dei cittadini. Mancata risposta che non lascia presagire niente di buono per gli onesti contribuenti partenopei.

Alfonso Maria Liguori

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