Impazza la rassegna di seni su Facebook al comando #escile

12575885_10208354108593013_1934137265_nSu Facebook in questi giorni si assiste ad una nuova moda virale, inaugurata sulle pagine “spotted” (pagine Facebook universitarie in cui gli studenti postano annunci di varia natura) di Milano e poi propagatasi a macchia d’olio su quasi tutto il territorio nazionale, assumendo il carattere di una sfida, in cui di certo non si mettono in mostra le proprie capacità intellettive.

Una galleria senza fine di tette e culi al vento, anche sotto forma di collage, sui quali compaiono scritte che fanno riferimento alle rispettive università , che ha trovato il suo inizio tra gli atenei di Milano: Bocconi, Cattolica, Statale e Politecnico di Milano. La sfida poi è stata accolta da altre università, quali: Trento, Lecco, L’Aquila, la Luiss, Napoli e si accodano ad essa sempre più partecipanti, giungendo fino al profondo Sud con Catania. Ultimamente è approdata anche in territorio nostrano; con svariate foto di seni femminili provenienti dalle università partenopee.

A gareggiare sono entrambi i sessi, seppur con una preponderanza femminile, tutti pronti a mettersi a nudo pur di acquisire telematici consensi, svendendo la propria dignità per qualche “mi piace”.

Antecedenti li si rinvengono nelle mode americane ed inglesi di spogliarsi sostenendo la propria università o college, quale esempio si può citare quello delle ragazze dell’università del Kansas che nel 2013 si sono messe a nudo per sostenere la propria squadra di basket, o simili, più recenti, provenienti dall’università di Oxford o dall’università di Warwick.

Tra i commenti, discutibilmente sarcastici dell’iniziativa, spicca di certo quello di uno studente bocconiano che ha affermato: “È un po’ come in un mercato concorrenziale: inizialmente tette sotto una maglietta; poi, per conquistare una maggiore fetta di mercato, un competitor toglie la maglietta, ma lascia il reggiseno; dopodiché la pressione competitiva sprigiona tutta la sua forza e anche il reggiseno va via, ma rimane un po’ di panna. Ci sono momenti in cui ti chiedi se ci sia veramente un lower bound alla pressione concorrenziale. Ti chiedi se ci siano costi da coprire. Se l’ipotesi di razionalità degli attori di mercato valga. Oggi è un momento in cui dovremmo unirci per ripensare la microeconomia“.

Fortunatamente la questione ha anche incontrato una certa resistenza giovanile e non, molti infatti sono gli studenti che si contrappongono e ridicolizzano tali non mirabili iniziative, ad esempio sulla pagina “spotted” Facebook della principale università campana si possono scorgere vari post al riguardo, con scritte quali: “Rifatti il senno”, “Ho più esami che tette”, << “Uscite” il cervello che le tette le hanno già viste tutti>> ed un numero enorme di commenti che dividono e generano discussioni.

Da segnalare è la risposta degli studenti romani dell’università Quasar che hanno accettato tale sfida esibendo le proprie fronti, con le scritte facenti riferimento alla propria università, all’insegna della valorizzazione del proprio ingegno e non della loro esteriorità, affermando: “A differenza dei colleghi milanesi noi abbiamo deciso di metterci la faccia e soprattutto la testa”. Trovata che ha attirato consensi e ha ricevuto emulazioni varie.

In ogni modo, il fenomeno, che è stato variamente epitetato come una “ragazzata” o come “un’americanata da college”, induce a riflettere e ad affrontare questioni sulle quali troppo spesso ci si sofferma ben poco, pervenendo, direttamente o indirettamente, addirittura ad incentivare questi o simili accadimenti, mettendo in mostra l’irresponsabilità delle proprie azioni od omissioni.

Di certo nel 2016 tali fatti non possono scandalizzare o essere censurati in ossequio al più bieco moralismo, ma è necessario domandarsene l’opportunità e se essi giovino, costruttivamente, in qualche modo o maniera alla nostra società e a noi giovani.

 

Andrea Rispoli

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