Camorra, sangue e violenza a Napoli: l’assenza raccapricciante delle istituzioni

omicidio camorra napoliAncora sangue, ancora violenza a Napoli. Nulla di nuovo per una città dove oggi i mass media riprendono una triste frase evidenziata dal nostro giornale per anni: “Si aspetta prima il morto per intervenire seriamente”.

Raccapricciante l’assenza delle istituzioni a partire da quelle comunali presiedute dal sindaco Luigi de Magistris, ridicola la retorica messa in essere il giorno dopo da assessori e politici che poco o nulla hanno mai prodotto di buono per la città. Ecco il senso profondo della provocazione del parroco di Forcella don Angelo Berselli: la camorra è talmente ben organizzata da sostituirsi allo Stato in zone particolarmente a rischio della città e non solo.

Da un lato infatti i rampolli dei clan storici del centro cittadino come i Giuliano di Forcella (il ras oggi pentito Luigi, alias “‘o re”, per anni con i fratelli ha gestito uno dei più potenti clan della Nuova Famiglia) cercano alleanze eccellenti per riappropriarsi del proprio territorio occupato tempo addietro dagli spietati uomini del clan Mazzarella in piena espansione da San Giovanni a Teduccio (porto compreso) verso il centro dall’altro ragazzi cosiddetti di buona famiglia pur di imporsi nel branco e mantenere un alto tenore di vita non esitano a mutare la propria natura di studenti in quella di killer senza scrupoli.

Nell’inoccupazione, nella dispersione sociale, nell’assenza delle istituzioni la malavita ha gioco facile nel reclutare giovani vittime: l’auto o la moto rubata il sistema è in grado quasi sempre di ritrovarla la legge in altrettanti casi no, se si finisce in carcere i migliori avvocati, quelli che fanno “uscire”, la camorra può permetterseli cosi come di mantenere le famiglie dei detenuti.

Quando a questo si unisce una campagna lesiva mossa quotidianamente dai mass media nei confronti di istituzioni spesso corrotte, colluse , di politici ladri che alimentano il mercato del lavoro a caro prezzo i giovani sono pericolosamente tentati di passare il Rubicone, ovvero a cercare nella malavita quella sicurezza e quella stabilità che lo Stato non è mai stato in grado di garantirgli.

Ecco che durante un posto di blocco ad un carabiniere intento a sequestrare uno scooter sprovvisto di documenti alla presenza dello scrivente il giovane proprietario esclamò: “Non ti atteggiare: la mia famiglia i soldi per comprarmi un posto come il tuo non li aveva…”. Un’affermazione che la dice lunga sulla sfiducia nel pubblico, sullo scetticismo delle nuove generazioni nei confronti delle Istituzioni. Una cosa è certa: i cattivi amministratori, i ladri politici e i corrotti hanno sulla coscienza lo sfacelo in cui naufragano migliaia di giovani vite. Chi sa che per ironia della sorte questo triste destino non colpisca un giorno i loro stessi figli.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.