Manifestazioni di giubilo dalle testate giornalistiche più disparate e dalla stessa città che in un’ondata di gioia, felicità e buon umore accompagna la nascita a Napoli del primo centro d’Europa per lo sviluppo delle app iOS (il sistema operativo dell’azienda californiana) da parte di Apple. Perfino la storica pizzeria Sorbillo ha voluto celebrare l’evento, dedicando a tale sposalizio una pizza con le fattezze della mela morsicata, attestazione dell’accoglienza festosa del popolo partenopeo, riservata ai presunti benefattori della città, che a detta di molti dovrebbero creare 600 posti di lavoro. Renzi in primis, che ha dichiarato nei giorni scorsi: “Apple ha comunicato che aprirà a Napoli una bella realtà di innovazione con circa 600 persone, una sperimentazione veramente intrigante. E’ ufficiale”.
A queste dichiarazioni sono seguite quelle del governatore della Campania Vincenzo De Luca: “Si tratta di una grande opportunità per la città, di un investimento significativo, in un tipo d’industria avanzata che potrà portare a Napoli 600 posti di lavoro”. Il tutto ci viene dipinto nella migliore delle maniere, alcuni addirittura pronosticano un balzo della città napoletana verso l’era digitale, scavalcando l’era industriale che stenta ancora ad affermarsi come realtà preponderante. Si prospettano ipotesi ottimistiche, c’è addirittura chi, strizzando l’occhio al passato, parla di un possibile insediamento della casa di Cupertino a Bagnoli, negli stessi luoghi in cui ha avuto sede l’Olivetti, dove è sorto il Novecento operaio e dell’acciaio, in una pretesa continuità storica ed ideale.
Vi è un sussulto d’orgoglio, ricolmo di speranze e di buoni propositi per l’avvenire, che sottende una sincera volontà di risollevarsi e di riscattarsi dalla misera condizione etero-imposta. Il tutto appare come un sogno e tantissimi sono innamorati dell’azienda californiana per l’alta qualità e la superba cura dei dettagli dei suoi prodotti, tanto da far di tutto pur di possederne uno, come se ormai fosse un bisogno imprescindibile ed un biglietto per poter raggiungere uno status sociale più elevato. Sembra quasi tutto troppo bello per essere vero, tanto da attivare alcune luci nel cervello e cercare di saperne di più, riferendosi a fonti dirette. La Apple ha rilasciato un lungo comunicato ufficiale sulla vicenda, dal quale, tralasciando i punti ricolmi di auto esaltazione non si fa alcun riferimento ai tanto sbandierati 600 posti di lavoro. Non emerge nulla neanche sulla questione sede, come si può desumere facilmente leggendo la suddetta nota.
Dove infatti si legge: “[…] Il Centro di Sviluppo App iOS, sarà situato in un’ istituzione partner a Napoli, sosterrà gli insegnanti e fornirà un indirizzo specialistico preparando migliaia di futuri sviluppatori a far parte della fiorente comunità di sviluppatori Apple. Inoltre, Apple lavorerà con partner in tutta Italia che forniscono formazione per sviluppatori per completare questo curriculum e creare ulteriori opportunità per gli studenti. Apple prevede di ampliare questo programma estendendolo ad altri paesi a livello mondiale.[…]” Di conseguenza, sembra si possa desumere che questa azienda si appoggerà semplicemente ad un’università, molto probabilmente l’Università degli Studi di Napoli Federico II, per una formazione teorica e pratica degli studenti.
Il lettore, che ha buona memoria, inoltre, non avrà dimenticato lo scandalo evasione fiscale che ha coinvolto la suddetta azienda. Che riguardava una cifra di quasi un miliardo di euro (per la precisione 880 milioni di euro di Ires non versata), con l’addebito del reato di omessa dichiarazione, in base all’articolo 5 del Decreto legislativo 74/2000, per il periodo compreso dal 2008 al 2013. Sui quali successivamente è intervenuto un accordo con il fisco italiano, con il pagamento di soli 318 milioni da parte di Apple. Unica nazione ad accettare un simile compromesso, suscitando le sacrosante ire dell’Asso-consum (associazione per la difesa dei consumatori, degli utenti e dei cittadini) che presentò anche un esposto alla procura della Repubblica di Roma contro Apple affermando: “Non è giusto che i grandi evasori se la cavino con un accordo pari a un terzo circa del debito mentre i cittadini sono perseguitati a vita”.
Più di 500 milioni di euro, di cui siamo stati privati noi tutti e che sarebbero potuti essere investiti creando anche un numero maggiore di questi fantomatici 600 posti di lavoro. La speranza, giunti a questo punto, è che non si tratti per un verso di un “contentino” da parte di Apple per farsi perdonare le sue furberie fiscali e dall’altro di un’ulteriore trovata di questo governo per cercare di accaparrarsi consensi, nell’ennesima indegna operazione di marketing mediatico a spese del popolo napoletano, che attende da tempo una nuova stagione primaverile, dopo un inverno durato fin troppo, in cui possa rifiorire e ritornare ai fasti di un tempo.
Andrea Rispoli