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Boscoreale, droga e armi al “Piano Napoli”: scacco ai “Limelli-Vangone”

Piano Napoli Boscoreale

Droga e armi al rione “Piano Napoli” di Boscoreale: nuovo colpo di carabinieri e Antimafia al clan di camorra dei “Limelli-Vangone”.

I militari del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) partenopea, nei confronti di sette indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi, con l’aggravante dell’associazione armata.

L’indagine, condotta dal febbraio al giuglio 2015, ha consentito di documentare l’esistenza di un’associazione armata che gestiva la piazza di spaccio del Piano Napoli, acquistando e detenendo ingenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana, occupandosi inoltre della vendita di grosse partite di droga a trafficanti e spacciatori in tutta la Campania.

Il gruppo è riconducibile alla cosca dei Limelli-Vengone, storici narcotrafficanti dell’area vesuviana, da anni esercitanti uno stretto controllo del territorio a Boscoreale e nei Comuni limitrofi.

L’associazione si era dotata di un’efficace organizzazione logistica, potendo contare su locali nei quali trattare e confezionare la droga e, attraverso spacciatori e “vedette” stabilmente stipenditati, commercializzare stupefacenti al dettaglio e sorvegliare la “piazza” scongiurando interventi da parte delle forze dell’ordine.

Centrale dello spaccio era l’abitazione della famiglia Sarnataro, nel cuore del Piano Napoli. Tra i destinatari del provvedimento, infatti, ci sono tutti i componenti della famiglia: il padre Raffaele, i figli Mario e Giovanni (già detenuti) e la moglie Argentina Improta, nonché la compagna di Mario, Antonietta Coppola, ed Emiliana Capasso, suocera di Giovanni.

Indagato anche Enrico Buonvolere, attualmente detenuto, fratello di Mauro, trucidato a colpi di pistola al Piano Napoli il 7 febbraio 2015 proprio per un “regolamento di conti” scaturito da contrasti armati per il controllo della piazza di spaccio.

Altro aspetto emerso nell’inchiesta è stato il ruolo delle donne, particolarmente attive sia come vedette sia nello spaccio.

“Notevole la disponibilità di armi – ha scritto in una nota il procuratore aggiunto dell’Antimafia Filippo Beatrice – da parte dell’organizzazione, tanto da farne ricorso per sedare qualsivoglia diverbio inerente gli illeciti affari. Armi che gli stessi Sarnataro volevano peraltro utilizzare per azioni di sangue nei confronti di soggetti che, nel recente passato, erano venuti allo scontro armato con loro. Eventi, questi, da inquadrare proprio nel controllo e nella gestione degli illeciti affari in quel rione popolare”.

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