Trecase ha celebrato il giorno della memoria

MEMORIA 2016_nAnche Trecase ha celebrato, alla grande,  il giorno della memoria commemorando tutte le vittime della Shoah e per non dimenticare l’orrore delle stragi e delle leggi razziali.

E lo ha fatto in un modo schietto ma molto significativo con un fine serata pregno di ricordi e testimonianze alla presenza del primo cittadino Raffaele De Luca (vedi foto ).

–  Il Giorno della Memoria è stato istituito il primo novembre 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In Italia la giornata commemorativa è stata invece istituita per legge nel 2000 in ricordo delle vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali, nonché di coloro che hanno protetto i perseguitati ebrei a rischio della propria vita e di tutti i militari e politici italiani deportati nella Germania nazista.
Sono passati 71 anni da quel giorno del 1945 in cui i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz si aprirono per mostrare al mondo gli orrori dell’Olocausto.

Le truppe sovietiche della Prima Armata del Fronte Ucraino liberarono circa settemila prigionieri ancora in vita.
La liberazione del campo di Auschwitz, seguita nell’aprile del 1945 da quelle di Dachau e Buchenwald, ha mostrato al mondo intero gli orrori del genocidio nazista e dello sterminio del popolo ebraico, ancora vivissimi nei racconti dei testimoni sopravvissuti e negli strumenti di tortura e morte utilizzati nei lager. Circa due settimane prima dell’apertura dei cancelli, i nazisti operarono un’ultima terribile “marcia della morte”, nella quale condussero verso Auschwitz tutti i prigionieri ancora vivi.

Molti di loro morirono lungo il percorso.
L’intento di Hitler e della Germania nazista era quello di portare a termine la cosiddetta “soluzione finale della questione ebraica”.

Il piano per l’eliminazione di sei milioni di ebrei europei prese il via nel 1933, anno dell’ascesa al potere dei nazisti, con la segregazione degli ebrei tedeschi.

L’operazione si estese a tutta l’Europa occupata dal Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale in nome della supremazia della “razza ariana”. Dopo anni di deportazioni, nel 1941 ebbe inizio lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa, la maggior parte dei quali nei terribili campi di sterminio. –

Promotore ed organizzatore dell’evento trecasese  il Centro Sociale Anziani “Vesuvio”  presieduto dalla prof.ssa  Marietta Vitiello, location il Cinema Teatro “Corelli” in via Regina Margherita.

Una emozionante commemorazione svolta in profondo raccoglimento da un pubblico attento e commosso .

A conduzione della serata il poliedrico Ignazio Panariello che, di volta in volta, ha introdotto gli argomenti ed i personaggi  che hanno caratterizzata la ricordevole circostanza.

Ad arricchire la situazione l’ ingegnere Pasquale Stefanile che ha ordinato, negli stessi locale del Cinema, una interessante rassegna stampa attinente all’evento storico  ed  ha diligentemente curato  alcuni interessanti documentari da lui stesso montati per l’occasione.

La prof.ssa  Giulia Gerbetti ha fatto un sunto  sul significato della parola Shoah (Termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio degli Ebrei vittime del genocidio nazista, preferito ad olocausto in quanto vi è estraneo il concetto di sacrificio inevitabile)  e sui campi si sterminio disseminati in più parti d’Europa.

Da sottolineare un toccante momento artistico realizzato dalla bravissima Alessandra D’Ambrosio appartenente al Gruppo Teatrale “Spazio Vesuvio” di Trecase e le testimonianze di alcuni anziani concittadini reduci da quei giorni di paura.

A conlusione della serata è stato proiettato il film “Davai Bistré” realizzato dal regista Nanni Moretti  tratto dal romanzo di Francesco Stefanile vincitore del “Premio Pieve Santo Stefano 1998”.

– Il grido ossessionante per i nostri soldati, prigionieri in Russia; incalzati da questo comando nelle lunghe ed infinite marce che terminavano al campo di prigionia.  Un incubo  anche per il nostro protagonista, un fante italiano come tanti, che in questo diario ci trasmette i suoi ricordi, le  emozioni, le paure, gli stenti, la lunga e drammatica detenzione. Un racconto che si apre con la tenera rievocazione della vita familiare e dell’universo contadino che l’autore abbandona partendo per una guerra di cui non conosce né le proporzione né i rischi il suo reparto è sconfitto e tutti vengono fatti prigionieri, inizia così un lunga e dolorosa marcia verso i campi russi ; a Uzbekistan, si consuma la tragedia della detenzione tra stenti, fame, violenze, malattie, punizioni. Alla fine c’è il ritorno a casa, la famiglia ritrovata, ma chi torna non è più l’entusiasta giovane pieno di amor patrio ed ideali militari, ma un uomo consapevole, con una coscienza critica e una nuova speranza per un futuro democratico. –

Una testimonianza viva ed efficacia di anni terribili, ma anche la storia dell’evoluzione umana e politica di un giovane partito ingenuo e tornato dolorosa mente consapevole dalla vita e della di cui è parte.

Nino Vicidomini

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