Gioacchino Mocerino, una vita sul ring

1920027_10203024377400101_1041917290_nReduce dalla premiazione nella categoria Pugili, della V edizione del “Premio della giornata della cultura Città di Saviano”, tenutosi di recente al teatro Auditorium di Saviano, Gioacchino Mocerino,  quattro volte campione di Italia (’95, ’97, ’98, ’99) nella categoria pesi massimi, ha rilasciato una breve intervista all’interno della sua palestra, la Minotaur Boxe sita a Marigliano (NA).

Appassionato dei  film di Bud Spencer e Terence Hill, sin da piccolo, Mocerino,  quasi per gioco, ha scelto di intraprendere la strada del pugilato con la premessa di restare soltanto qualche anno. Dopo 25 anni lo ritroviamo ancora sul ring. Combatte fuori dall’Italia e ogni giorno, per essere all’altezza delle sue aspettative, del suo sogno.  Ma è anche un allenatore che ogni mattina si alza ed apre la sua palestra, per molti divenuta una seconda casa, a tanti ragazzi spinti, per i più svariati motivi, ad intraprendere questa disciplina che è paragonabile alla vita. Come pure è paragonabile  al sacrificio, che ti permette giorno dopo giorno di realizzare qualcosa di buono, di costruttivo,  per la famiglia di appartenenza, per chi sta attorno al vissuto quotidiano. “Anche se il pugilato mantiene ancora il suo aspetto di sport violento e cruento, la “Noble Art”, non ha nulla a che vedere con la violenza, ma con l’intelligenza, la forza, il rispetto, il coraggio, la vita”, afferma Emma Crimi, “come amica ed allieva di Mocerino, ho ritrovato in lui l’umiltà di un serio ed onesto uomo e sportivo che consiglio a tutti di avere come mentore e Maestro”.

Insieme a lui, da anni, Michele Russo, soprannominato “il Prof”, anche per la sua grande pazienza come preparatore atletico, e una folta schiera di amatori e agonisti in continua crescita, tra cui i pugili Alessandro De Cicco e Manuel Pagliuca, pronti a salire sul Ring per sfidare se stessi, le proprie paure,  i propri limiti. Presente la sua famiglia, sua moglie Annarita e i suoi figli, Angelo e Carmela che da sempre gli sono accanto e sostengono il suo sogno.

La nostra intervista:

La palestra quale punto di ritrovo per una disciplina come il pugilato. Un campione, Gioacchino Mocerino. La sua storia sportiva?

Ho intrapreso quest’attività, del pugilato, all’età di quindici anni. Giusto per gioco; all’epoca mi appassionavano il film con Bud Spencer. Pensavo, dopo aver varcato quella porta, di durare giusto qualche anno! Oggi dopo 25 anni sono ancora in attività come istruttore; per dare ai ragazzi la possibilità di esprimersi in questa disciplina che è molto sacrificata per la loro maturità. Molti ragazzi testimoniano questo cambiamento nella loro vita: un autostima che cresce con questo sport.

Lei è stato quattro volte campione italiano. Come ricorda i combattimenti e i trionfi in particolare?

Ancora oggi vivo quelle emozioni che sono indelebili; non vanno via per tutta la vita. Ti segnano in bene; aver un titolo italiano! Ogni volta che lo pensi, personalmente, non puoi che gioirne! Oggi spero di dare questo spirito di dedizione a tanti ragazzi. L’ultimo titolo l’ho vinto nel 99. Ancora oggi vivo quel ricordo sulla mia pelle: l’aver raggiunto un traguardo una cosa che ho sempre ambito. Questo fa sì che nella vita, anche nei rapporti con la gente, si trasmette quella carica giusta per andare avanti e affrontare la realtà della vita che è oggi.

Si parla di sport come riscatto sociale, spesso in riferimento al nostro sud?

Forse la società offre poco; un paese offre poco e nulla; ma proprio lì, o magari non nella propria città, un ragazzo che intraprende un attività sportiva, ha potuto trovare la sua popolarità e una sua fama e il far bene in ciò che crede.

Recentemente ha ottenuto un importante riconoscimento: premio alla cultura città di Saviano?

Una serata stupenda! Non pensavo fosse così seguita e con la partecipazione di illustri personaggi della politica ed altri settori. È il caso di ricordare che anche lo sport, in un certo senso, è cultura. Certo non rientra in ciò la parte negativa; quella associata alla violenza. Lo sport, quello vero, insegna l’umiltà della persona; su questo non c’è discussione o appellativo che tenga.

Lei ha un modello di riferimento: un campione del passato; cito un campione come Muhammad Ali? Un grande campione. Ancora  oggi lo testimonia con molte iniziative di beneficenza. Da buon italiano seguivo Nino Benvenuti. Per me una fonte d’ispirazione ; quel portare la gloria italiana all’estero! a lui mi sono ispirato molto.

 

Antonio Romano

Emma Crimi

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