Italia, scetammece ‘a stu suonno (storia del ddl Cirinnà)

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Ci siamo, è arrivato in Senato il testo della legge 2081, la legge Cirinnà. Assieme a lui, una zavorra di critiche.
Gestazione da salamandra nera per il solo disegno del ddl Cirinnà, la legge che regola le unioni tra persone dello stesso sesso e le unioni di fatto. Quello che è approdato in Parlamento, in verità, è un disegno bis, una versione che segue un modello iniziale che scatenò polemiche da parte dei cattolici Pdiani-Pdisti o come si definiscono. Come se su questo progetto in versione light non si fosse avviata la solita paturnia del versante conservatore/tradizionalista/cattolico/ipocrita.

Fatto sta che l’iter del disegno di legge prosegue, la discussione, aperta il 2 febbraio, sarà ripresa il 9 dello stesso mese. In agenda non risultano altri impegni importanti relativi alla votazione degli emendamenti o al voto finale. Seimila gli emendamenti presentati, quasi tutti provenienti dalla Lega Nord; fortunatamente l’accordo raggiunto tra i capigruppo dei più importanti partiti ha ridotto del 90 per cento il numero degli emendamenti che occludono solo il lavoro sulla legge.

Le motivazioni proposte contro la legge che si porterebbe al passo (più o meno) col resto dell’Europa, almeno in questa tematica, sono barzellette e scherzetti da sfornare nel prossimo impegno con la cucina, a Carnevale, dopo la lasagna e prima delle chiacchiere, tanto per aiutare il malloppo a scendere.

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Il forzista Lucio Malan ha sventolato in aula l’impegno della senatrice Cirinnà a favore degli animali; si è paragonato uno stralcio di regolamento sul “separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita se non per gravi motivazioni certificate da un medico veterinario” alla gestazione per altri a cui ricorrono anche le coppie omosessuali per concepire un figlio.
Più simpatici e fantasiosi i leghisti che addirittura hanno scomodato il testo biblico, “Tutti noi conosciamo la storia di Re Salomone che propose di dividere il figlio conteso tra due donne. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere se una di queste ‘madri surrogate’ dovesse avanzare pretese sul bambino”. Non era Abramo (maschio) che stava per porre fine alla vita del figlio (maschio) per seguire l’ordine di dio (sulla sessualità di dio non ci sono fonti attendibili)?

Per Giorgia Meloni, invece, questa è la legge per i ricchi, per gli Elton John del Bel Paese. Siamo davvero sicuri che il frastagliamento di zebedei come la costiera amalfitana contro l’omofobia sia opera della quisquilia Sarri-Mancini? Andrebbero prodotte a cofanate bandiere dell’ArciGay e penne; ne avranno da firmare di bandiere i nostri beniamini!

La perla viene da Radio Maria e da don Livio Fanzaga che, in diretta, paragona Monica Cirinnà a Babilonia dell’Apocalisse (Babilonia non la città ma la prostituta) alla “brindi pure, brindi. Arriverà la morte anche per lei”.

Quello che induce a riflettere, e riflettere bene, è il sito unoradiguardia.it, dove si legge chiaramente fin dalla home che l’intento è fermare la legge Cirinnà. Un gruppo di preghiera on line, tutti schierati contro. Pare anche che sia stato modificato l’aforisma celebre di Martin Luther King, pare che a “La mia libertà finisce dove comincia la vostra” sia stato aggiunto “sì, ma quando smetterai di essere finocchio”.

Perché ogni questione verte proprio su questo, sul riconoscimento delle coppie omosessuali. Come se a Tizio, Caio e Sempronio dovesse importare cosa succeda sotto le lenzuola tra Antonio e Maria, tra Francesco e Claudio, tra Alessia e Ivana.
Raccogliere una comunità con preghiera costante, organizzata (ma come lo si fa? Ci si organizza per reperibilità? “oggi non posso, mi sostituisci con sette Atto di dolore e quindici Padre Nostro?”) da oggi si può.

Sul sito dell’ora di guardia si legge che la preghiera con fede, perseveranza e fatta nel nome di Gesù permette di ottenere ogni cosa. E perché un’ora di litanie non è stata pensata per pedofili, cancro, crisi economica? Evidentemente ai loro occhi viviamo in un mondo perfetto dove l’unico problema è che io, donna, possa innamorarmi di una donna.

I Vangeli di Matteo e Marco, perché seguiamo le indicazioni della nostra Bibbia, sono chiari e recitano questo: “se la tua mano, o il tuo piede, ti è occasione di peccato tagliali e gettali via; meglio entrare nella vita monco o zoppo che avere due mani e due piedi ed essere gettati nel fuoco eterno”. Coordinarsi e pregare affinché, con fede e perseveranza, le parole del Vangelo trovino riscontro on questa direzione sarebbe interessante.

Ci ritroveremo con un disegno di legge, discusso e votato dai politici, a favore dell’amputazione dei corrotti. Un Parlamento di mutilati, insomma.

Italia fanalino di coda in tutto; e nelle coppie di fatto, e nelle unioni tra persone dello stesso sesso, e nell’informatica, e nella percezione della corruzione. Proprio ci navighiamo, e ci piace, nelle ragnatele , tra gli arbre magique che odorano di vecchiume decrepito.

Per non bastare, ci permettiamo di organizzare il “family day”, il giorno della famiglia. Le famiglie tradizionali (mamma, papà, prole e un paio di cornoni nella maggior parte dei casi) temono di dover dividere i buoni libro con un’altra specie di famiglia?

Cosa è successo di tanto importante da muovere i pelandroni dal divano? La famiglia scende in piazza per cosa? Per lamentare l’aumento dei prezzi e il costo degli affitti? La paura di avvicinarsi a un dentista ogni volta che al figlio o a qualunque componente della famiglia dolga un dente? La famiglia è in piazza forse perché nel paniere Istat il tatuaggio e i leggings hanno soppiantato i viaggi notturni nelle cuccette?
La ciliegina sulla torta è stata data da Giorgia Meloni, presente al Family day, che ha annunciato di essere in dolce attesa. Ma la Meloni è sposata? A me non pare.

Anna Di Nola

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