Ormai non si ragiona più in termini di periferia a rischio e centro d’elite: ovunque è guerra aperta, ovunque si spara a qualsiasi ora del giorno con spavalderia inaudita. Ormai appare evidente come giovani criminali tentino di conquistare spazi e potere opponendosi alle vecchie gerarchie della camorra.
Forcella, Scampia, Cavalleggeri: aree di conflitto mafioso dove a prevalere è la logica del più spietato, dove si macchia l’asfalto di sangue anche solo per una parola di troppo a qualche boss della zona e soprattutto dove anche poco più che ventenni si può criminalmente divenire leader di grosse organizzazioni malavitose. I capi storici del “sistema” non rimarrebbero però passivamente a guardare il proprio declino mafioso: alcune recenti scarcerazioni avrebbero infatti indotto qualche giovane aspirante camorrista a lasciare la città guadagnando tempo per poi scappare all’estero. Troppi gli arbitri messi in essere da quelli che sino a pochi anni addietro erano semplici picciotti della camorra, troppo tradita la fiducia dei vecchi boss perché gli sgarri restino impuniti.
Chi vive ai margini della malavita sussurra discretamente: “la vecchia camorra è lenta ma non dimentica nulla: i leoni sono feriti ma ancora in vita”. Da brividi certe dichiarazioni se si tramuta il senso delle stesse nella ferocia con la quale i vecchi capi potrebbero improvvisamente riprendersi il territorio.
Insomma una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere da un momento all’altro in tutta Napoli: tremano gli onesti cittadini nel terrore di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato.
E le istituzioni? Quelle indigene troppo prese dalla campagna elettorale per le ormai prossime amministrative locali per dar peso concretamente all’emergenza sicurezza, quelle nazionali preoccupate solo di militarizzare Napoli manco fossimo a Beirut in pieno conflitto bellico senza investire minimamente risorse e uomini in concrete campagne di prevenzione.
Alfonso Maria Liguori
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