“Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato; ritira le unghie nelle zampe, lasciami sprofondare nei tuoi occhi in cui l’agata si mescola al metallo…” Chi ama i gatti avrà sicuramente riconosciuto i versi del poeta parigino Charles Baudelaire.
Chi ama i gatti proverà anche un tonfo al cuore vedendo le crude e triste immagini che accompagnano questo scritto. Ce ne scusiamo, ma quale altro modo per portare alla pubblica attenzione la morte di tanti poveri felini innamorati?
Con l’approssimarsi della primavera il potente richiamo dell’estro risveglia gli istinti primordiali dei nostri amici domestici, finora acciambellati a poltrire sulla poltrona, e di quelli un po’ più liberi, i randagi, che scorrazzano di cortile in cortile in cerca di un raggio di sole e una fugace carezza.
Diventano nervosi e schivi e la parola sgattaiolare è l’unica che può descrivere la loro abilità nello sgusciare via con agilità e in silenzio, per poi ricomparire la notte, con verso terrificante d’oltretomba, in lunghe e appassionate lotte per l’accoppiamento e la riproduzione.
Diventano coraggiosi e imprudenti, tanto da non rendersi più conto del mortale pericolo in agguato nelle strade. Tanti, purtroppo, muoiono travolti dalle automobili di passaggio.
Dopo la notte, le lotte e i richiami spettrali, restano sul selciato tanti fagotti insanguinati e accartocciati. Una vera e propria strage silenziosa.
Cosa fare, come mettere rimedio a tutto questo scempio? Esiste un solo, unico, realistico modo. Gli automobilisti devono prestare massima attenzione, ridurre la velocità, essere pronti a frenare per lasciar passare gli scavezzacollo che si inseguono e si azzuffano perché è la vita a comandarglielo.
Credetemi, voi che guidate, ne vale la pena perché sprofondare in quegli occhi vispi, in cui l’agata si mescola al metallo, è una gioia impareggiabile.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt