Capri: datterai stabiesi nei guai, il comune parte civile al processo

 

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Nuovo, importante, passo avanti nel contrasto alla pesca illegale che sta devastando l’ecosistema marino del Golfo di Napoli. Il comune di Capri ha deciso di costituirsi parte civile nel processo che vede imputati alcuni datterai stabiesi, sorpresi nel settembre 2013 a distruggere i fondali dei mitici Faraglioni, per estrarre datteri di mare.

L’udienza del processo è stata fissata per il prossimo 20 aprile presso la nona sezione penale del Tribunale di Napoli. A rappresentare il comune isolano sarà l’avvocato Marco Federico. I pescatori di frodo stabiesi, oltre alla condanna penale rischiano dunque di dover pagare anche gli ingenti danni arrecati all’ambiente e all’immagine dell’Isola, dettaglio di non poco conto vista la recidività dei pescatori di frodo.

Il Dattero di mare, un mollusco marino bivalve della famiglia Mytilidae:

Il nome scientifico del Dattero di mare è Lithophaga lithophaga, deriva dal greco lithos (pietra) e phagein (mangiare), ossia mangiatore di pietra. Questo animale vive in cavità che scava nella roccia calcarea secernendo un acido corrosivo e perciò dà l’impressione di mangiare la pietra, in realtà si nutre filtrando particelle organiche sospese nell’acqua di mare.

Il dattero di mare è animale comune in tutto il mar Mediterraneo, si trova lungo tutte le scogliere calcaree fino ad una profondità di circa 100 metri, ma è molto più abbondante nei primi metri. La riproduzione della specie avviene nel periodo estivo, la fecondazione è esterna, dall’incontro degli spermi e delle uova liberati in acqua, nasce una piccola larva detta veliger che conduce vita libera fino ad inizio autunno quando si fissa alla roccia e si sviluppa in adulto. Ha una crescita molto lenta, mediamente un esemplare che misura 5 centimetri ha un’età di circa 20 anni, caratteristica questa che lo rende specie particolarmente minacciata dalla raccolta intensa ed incontrollata a scopi alimentari.

Inoltre l’adattamento di questa specie a vivere all’interno delle rocce, fa si che la sua estrazione comporti la distruzione dei substrati rocciosi e la conseguente scomparsa delle comunità biotiche di questo habitat. Per fare un paragone a noi più vicino è come se un cercatore di funghi distruggesse un intero bosco, spazzando via tutte le piante e gli animali, per raccogliere qualche tartufo che ci mette svariati anni per crescere di pochi centimetri.

Sebbene la pesca ai datteri di mare sia vietata dalla legge, una sorta di mercato ittico clandestino in cui questi molluschi vengono venduti a peso d’oro a golosi e incoscienti acquirenti, spinge numerosi pescatori di frodo a distruggere sistematicamente le scogliere italiane impoverendo così i nostri mari.

Questa situazione ha assunto negli ultimi anni dimensioni drammatiche e preoccupanti in quanto i pescatori per estrarre i datteri dalle rocce si avvalgono di modernissime attrezzature: mute, maschere, bombole d’aria e martelli pneumatici subacquei. Un lavoro criminale ed incessante che in breve tempo sta devastando l’ecosistema dei nostri mari.

Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

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