Di seguito la lettera apertsa dei lavoratori Eav al Governatore De Luca in risposta alle sue dichiarazioni nel commentare le proteste degli stessi lavoratori.
Presidente,
abbiamo ascoltato increduli le sue parole alla radio, durissime e immotivate contro i lavoratori dell’EAV che manifestavano, in perfetta legalità, il proprio dissenso contro una linea di condotta, quella sì illegale e immotivata, che va contro ogni logica aziendale, economica e ferroviaria, ma che segue, come al solito, logiche di spartizione partitocratica, premiando un dirigente che, nominato dalla passata amministrazione regionale, senza
competenze specifiche nel settore ferroviario, responsabile principale dello sfascio di questi ultimi tre anni, invece di essere allontanato… gli viene regalata una dirigenza ex novo e pure ad hoc, gli viene consentito di crearsi una staff che nessuna esperienza ha maturato nel delicatissimo settore della controlleria dei titoli di viaggio, viene difeso strenuamente senza ascoltare la voce di chi, col proprio lavoro ha mantenuto in piedi questa azienda con sacrifici personali quotidiani, rimettendoci anche economicamente. Se questa è la “difesa del posto di lavoro” di cui lei parla, allora ha ragione, abbiamo
ben visto come il presidente del cda dell’EAV ha difeso, a spada
tratta, il posto di lavoro di questo dirigente.
Noi lavoratori abbiamo cercato di analizzare le sue parole per cercarne un senso logico, abbiamo discusso tra di noi per trovare una spiegazione plausibile che le giustificasse, ma a distanza di 48 ore non lo abbiamo ancora trovata, perché o lei è vittima di una grossolana disinformazione, o non ha voluto vedere la verità e non ha voluto cercarla tra quelle stesse persone che l’hanno invitata, l’hanno accolta ed accompagnata nella breve visita che lei ha fatto alla nostra azienda, non ha voluto confrontarsi con quelle stesse persone che l’hanno sostenuta nella campagna elettorale, con quelle stesse persone con cui ha festeggiato la vittoria elettorale.
Nessuna azione è stata fatta a per difendere quelli che lei definisce “privilegi parasindacali”, e ci pare una goffa mistificazione affermare che il tipo di servizio che era stato imposto ai lavoratori avrebbe fatto “perdere loro 50 euro al mese di straordinario”, visto che proprio il rifiutando le sole prestazioni straordinarie (e quindi guadagnando di meno) sono stati
soppressi tanti treni.
In quanto poi al debito di 700 milioni, le vogliamo ricordare che l’EAV vanta 500 milioni di crediti dalla regione Campania, che la cifra restante non si può propriamente definire un debito, perché è il frutto del finanziamento di opere per l’ammodernamento e la costruzione di linee ferroviarie e nuove stazioni, finanziamento che doveva essere garantito da fondi regionali ed europei e non certamente dalle casse aziendali.
Le vogliamo anche ricordare che dei “2700 contenziosi” di cui lei parla, la stragrande maggioranza riguarda quelli tra lavoratori e azienda, essi sono nati perché i dirigenti non hanno saputo gestire in modo opportuno e
oculato il personale, che vistosi mortificato professionalmente ed economicamente si è rivolto al tribunale per far valere le proprie ragioni, e le vogliamo ricordare che quei dirigenti sono ancora in carica e tutti riconfermati dalla sua amministrazione.
La invitiamo pertanto a non lasciarsi più andare ad offese immeritate nei confronti di chi ha sempre lavorato e lottato per salvare l’azienda contro l’incompetenza e l’arroganza di una classe politica e dirigenziale che, badando solo ai propri interessi, ha contribuito a limitare fortemente ai cittadini della Campania un diritto sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana, quello alla MOBILITÀ. Le vogliamo ricordare che, con certe sue affermazioni lei va in netta controtendenza con le promesse fatte in campagna elettorale, in cui lei individuava l’EAV, e quindi anche (e soprattutto) la Circumvesuviana, come il fiore all’occhiello di tutto il trasporto pubblico della nostra regione, e
pertanto da rilanciare con forti investimenti, azioni forti e non certamente solo con parole forti, affermare di voler “portare i libri in tribunale” sarebbe come sancire il fallimento di tutta l’azione politica della sua giunta.