La collezione, esposta per la prima volta ad Ischia presso il Castello Aragonese, comprende pezzi rari risalenti al XVI – XVII – XVIII sec. o ricostruzioni filologiche del tardo Ottocento e Novecento di antichi ed introvabili strumenti molto conosciuti ed altri meno noti e sofisticati che dimostrano quanto la fantasia umana sia illimitata perversa cercando, nel corso dei secoli, strumenti atti a infliggere le più impressionanti torture dimenticando i rispetto per la persona e per la sua dignità. Sarà possibile notare come , nel passare del tempo, siano cambiati e si siano affinati i modi di interpretare il dolore.
L’obiettivo dell’esposizione, che purtroppo è pervasa da molti tabù che spingono la mente a rifiutare di accettare il fatto che lo strumento peggiore della tortura sia proprio essa, la mente dell’uomo, è quello di portare a conoscenza di quante più persone possibili quello che accadeva durante il periodo dell’Inquisizione, anni che sono sempre stati tenuti in ombra per evitare di palesare i supplizi subiti dagli inquisiti. Sulla scia degli altri musei del genere presenti in Italia, ma non solo, ogni strumento esposto è corredato da documentazione storica relativa al tempo, allo spazio e al modo di utilizzo.
Presenti su più di un livello estirpatori di lingua, strumenti per l’amputazione di mani e piedi, sedie inquisitorie, chiodi per la crocifissione e frusta di vario genere.