Il risultato? A voler dividere colpe, omissioni e inspiegabili lentezze tra i soggetti interessati senza fare le dovute distinzioni, si rischia di confondere ruoli, funzioni ed effettive competenze degli Enti coinvolti.
Una situazione di stallo, quella attuale, che persiste nonostante Atrani abbia costantemente sollecitato le autorità competenti, gli organi sovracomunali e gli altri comuni interessati dagli 11 km che il Dragone percorre, prima di sfociare nel mare costiero, ad effettuare manutenzione, pulizia e controllo dell’effettiva efficacia del sistema delle briglie, oltre a quelle dell’intero alveo del fiume.
Atrani ha sempre fatto tutto quello che la propria competenza territoriale consente, specie dopo il 9 settembre, “vittima” di un sistema di gestione delle emergenze a dir poco confuso:
ha sollecitato ripetutamente l’Arcadis, intervenuta dopo l’alluvione, a completare finalmente i lavori nell’area delle vasche borboniche (che si trovano nel territorio di Atrani e sono l’importante ultimo filtro prima del tratto tombato) in modo tale da poter effettuare la pulizia periodica delle stesse;
ha sollecitato i comuni sovrastanti, che fanno anche parte della Comunità Montana con tutte le ulteriori competenze che ad essi spettano, ad effettuare un vero controllo lungo tutto l’asse del torrente, per impedire che quelle briglie “mal concepite e realizzate” (cit. da Cumulo nembi e disastri alluvionali in Geologia dell’Ambiente, di F. Ortolani e S. Pagliuca, ottobre-dicembre 2011, p.17) da cui, oggi, sembra unicamente dipendere la sicurezza di Atrani. La difesa del territorio e il controllo di tutto il corso del fiume (11 km in massima parte nei comuni di Ravello e Scala) è probabilmente la vera arma di prevenzione delle emergenze, alla luce di quanto e soprattutto cosa scende a valle anche dopo una normale pioggia (!);
non ultimo, ha predisposto un Piano di Protezione Civile (con tanto di esercitazioni fatte ed altre previste per spiegare alla popolazione come gestire l’allerta) in caso di emergenza da dissesto idrogeologico e installato una telecamera (controllata dagli organi competenti, in caso di allerta meteo, presso i locali del Centro Operativo Comunale) e sensori d’allarme lungo il tratto di pertinenza comunale per consentire l’evacuazione in tempo utile;
ha provato a regolare il problema delle auto parcheggiate lungo via dei Dogi, stabilendo il divieto di sosta dalle 24 alle 8 e per l’intera durata degli stati di allerta meteo. Resta questo un punto debole su cui bisogna ancora lavorare; ad esempio pensando, assieme all’Arcadis, di creare un parcheggio in roccia che permetta di liberare definitivamente l’intero tratto dalle auto.
Siamo proprio sicuri che gli altri Enti coinvolti possano dire con altrettanta convinzione di aver fatto tutto quanto nelle loro facoltà?
Ad oggi, l’ultima pulizia delle barriere frangi-colata e delle briglie a pettine (realizzate dal Genio Civile di Salerno all’indomani dell’evento alluvionale) risale al luglio 2014 ed è costata circa 35.000 euro.
Perché la Regione Campania risulta latitante in questo senso da ben 18 mesi? E soprattutto, pensando alla sicurezza dei cittadini, perché lasciare gli Enti locali da soli ad affrontare la gestione di un’opera forse incompleta e inefficace, incidendo su situazioni di bilancio già precarie?
Eppure, l’Ordinanza di protezione civile per favorire e regolare il subentro della Regione Campania nelle iniziative per il definitivo superamento dell’ emergenza per gli eccezionali eventi atmosferici nei comuni di Atrani e Scala (SA) n. 38 del 16 gennaio 2013 recita chiaramente che:
Art. 1 c. 1: “… La Regione Campania è individuata quale Amministrazione competente in via ordinaria a coordinare le attività, conseguenti all’evento di che trattasi, di cui all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3914 del 22 dicembre 2011 e successive modificazioni, che si rendono necessari successivamente alla scadenza dello stato di emergenza…”;
Art. 1 c. 2: “… L’Assessore ai lavori pubblici, difesa suolo e protezione civile della Regione Campania, è individuato quale soggetto responsabile ad autorizzare a porre in essere tutte le attività occorrenti per il proseguimento in regime ordinario delle iniziative finalizzate al superamento del contesto emergenziale in rassegna. In particolare, provvede alla ricognizione ed all’accertamento delle procedure e dei rapporti giuridici pendenti, ai fini del definitivo trasferimento delle opere realizzate alla Regione Campania o agli altri Enti locali competenti, nonché a trasferire agli stessi tutta la documentazione amministrativa e contabile inerente alla gestione commissariale, compresi i beni ed i materiali acquistati per lo svolgimento delle relative attività …”;
Art. 1 c. 3: “ … Al fine di consentire l’espletamento delle iniziative di cui alla presente ordinanza, l’Assessore ai lavori pubblici, difesa suolo e protezione civile provvede, fino al completamento degli interventi di cui al comma 1 e delle procedure amministrativo-contabili ad essi connessi, con le risorse disponibili sulla contabilità speciale n. 5466 aperta ai sensi dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3914/2010 e successive modifiche ed integrazioni, che viene intestata al Dirigente dell’Area generale di coordinamento lavori pubblici della Regione Campania per cinquanta mesi dalla data di pubblicazione della presente ordinanza sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana relazionando al Dipartimento con cadenza semestrale …”.
Allo stato attuale non risulta che il “pieno trasferimento delle competenze” agli Enti locali in merito alle briglie ci sia mai stato, e per “pieno” si intende, oltre alla mera individuazione dell’Ente, anche il trasferimento di risorse economiche, umane, organizzative e strumentali per garantire l’esercizio effettivo delle funzioni (vedasi in questo senso le sentenze del Tribunale delle acque di Napoli: causa civile n. 68/04 R. G.: Risarcimento di danni, passata in decisione all’udienza collegiale del 17.12.07 e sentenza n. 157/10 del 18.11.2010 S.A.S. Agroverde c/o Regione Campania). Come se non bastasse, risultano ancora non realizzate le piste per procedere alla periodica rimozione dei detriti di buona parte delle briglie in questione, completamento dell’opera anch’essa di competenza della Regione Campania (vedi D.P.R.15 gennaio 1972, n. 8; D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616; D.P.R. 14 aprile 1993; 183/1989).
Cui prodest? A chi giova questa continua rincorsa alle competenze?
Sicuramente non al cittadino di Atrani, costretto a convivere con il rischio idrogeologico… e con una gestione della sicurezza e degli interventi di mitigazione del rischio che di “sicuro”, ad oggi, non
ha proprio nulla. Sicuramente molto è stato fatto, ma molte sono state finora anche le incertezze che hanno accompagnato la vicenda. L’auspicio è che si faccia al più presto chiarezza, e lo si faccia definendo le competenze una volta per tutte e senza più indugi, per continuare a lavorare concretamente sulla sicurezza del nostro fragile territorio.