Prodotto dal Teatro Biondo di Palermo e interpretato da Michele Degirolamo, l’allestimento è indicato per bambini e ragazzi dagli 8 ai 17 anni. Fa’ afafine incontra, però, anche l’interesse di un pubblico adulto, per il tema trattato e per l’originalità della messa in scena, che, insieme agli elementi scenografi tradizionali, prevede l’uso di video mapping, grazie al quale attori “virtuali”, Giulio Scarpinati e Gioia Salvatori, interagiscono col protagonista in scena.
“Il Teatro Pubblico Campano promuove lo spettacolo, vincitore del Premio Scenario Infanzia 2014, pensato per una platea di bambini e adolescenti, e quindi programmato nelle rassegne di teatro scuola in Campania.
Il tema dello spettacolo, sull’identità di genere, ha generato, lungo la tournée italiana, reazioni forti e contrastanti, determinando la scelta, in Campania, di programmarlo in orari non tipicamente scolastici. Per la replica partenopea il Teatro Pubblico Campano ha deciso di programmare lo spettacolo in orario serale per dargli la maggiore visibilità possibile”.
Fa’afafine racconta la storia di un adolescente alla scoperta di sé e della propria identità. Nella lingua di Samoa, fa’afafine definisce coloro che sin da bambini non s’identificano in un sesso o nell’altro: un vero e proprio terzo sesso, cui la società non impone una scelta e che gode di considerazione e rispetto.
Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un “fa’afafine”; è un “gender creative child”, o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina. La sua stanza è un mondo senza confini che la geografia possa definire: ci sono il mare e le montagne, il sole e la luna, i pesci e gli uccelli, tutto insieme. Il suo letto è una zattera o un aereo, un castello o una navicella spaziale.
Un tema arduo, individuato con coraggio e accuratezza d’indagine e portato in scena da attori dotati di ironia e leggerezza. Un’occasione importante per stimolare una discussione sulla differenza di genere in ambito educativo e formativo e per contribuire a sfatare luoghi comuni ed equivoci, innescati da una certa disinformazione.
La messa in scena si avvale del progetto scenico di Caterina Guia, le luci di Giovanna Bellini, le illustrazioni di Francesco Gallo e i visual media di Daniele Salaris.