In tremila in difesa di San Gennaro

Cappella-di-San-Gennaro-a-NapoliImprovvisamente spunta l’interesse del Parlamento verso Napoli, e non su una problematica sociale, economica, di degrado dove tanto ci sarebbe da fare. Il Parlamento, col suo decreto Alfano, è interessato a San Gennaro, a modificare uno statuto vecchio secoli. La proposta mira a rimodulare la Deputazione, organismo laico, che dalla sua nascita, 1601, tutela il tesoro di Napoli che va dalla Cappella, creata a mo’ di voto dai napoletani, agli averi del santo, donati negli anni da ricchi, nobili e che è più corposo di quello dello zar e di quello della regna Elisabetta II. La  la Deputazione è presieduta dal primo Cittadino di Napoli, ovvero il Sindaco, è lui che autorizza anche il solo ingresso nella cappella del vescovo. Col sindaco, ci sono undici esponenti del patriziato napoletano, posizioni tramandate in famiglia negli anno e un Collegio di 12 Prelati Cappellani, presieduto dall’Abate Tesoriere, che fa capo a tutti gli aspetti religiosi connessi. E’ evidente come il tutto sia estremamente laico. Ebbene, il decreto mira a trasformare la Deputazione in una una semplice Fabbriceria. Ciò significa che 4 dei 12 membri sarebbero eletti dalla Curia, inficiando la laicità dell’istituzione, svilendo il suo ruolo e distruggendo le basi tradizionale del patto tra San Gennaro e Napoli (nel 1527, Napoli fece un patto col santo: se avesse messo fine alle peste che attanagliava la città, i napoletani si sarebbero impegnati a costruire una cappella in suo onore).

Salta all’occhio come ci sia non solo poca conoscenza della storia,della tradizione napoletana ma che vi sia, soprattutto, poco rispetto per questa terra.

 

 

Con l’hashtag #giulemanidasangennaro, via social, ha preso vita un vero e proprio movimento che ha contato, in poco tempo, tremila adesioni e oltre quattromila interessati all’argomento che hanno preso a condividerlo e diffonderlo sulle loro pagine, con i loro conoscenti e amici, contribuendo ad aumentare il numero di occhi puntati sulla questione. Oltre venti associazioni hanno aderito ed è in continua crescita il numero degli internauti che “ne parlano/cliccano”. L’appuntamento è alle 15 sul sagrato del Duomo, senza bandiere, senza cori da stadio e volgarità di sorta. Dal sagrato i manifestanti si trasferiranno poi nella Cappella di San Gennaro e lì ribadiranno il loro no all’intromissione della Curia nella gestione della Cappella stessa e del Tesoro. E centinaia di fazzoletti bianchi verranno annodati al cancello della Cappella, realizzato da Cosimo Fanzago. Fazzoletti bianchi, come quello che viene agitato quando il prodigio si compie con lo scioglimento del sangue.

 

 

“Ci farebbe piacere se Papa Francesco si interessasse al caso San Gennaro e dicesse la sua in merito. Nei secoli scorsi la Curia ha più volte cercato di sottrarre la Cappella alla giurisdizione della Deputazione, ma i vari papi che si sono succeduti ci hanno sempre protetto con bolle che ristabilivano la posizione laica. Ripercorrere questa strada oggi avrebbe significato l’ennesimo fallimento, di conseguenza si è usato uno strumento alternativo che renderebbe vano qualsiasi intervento papale”. Lo ha detto il marchese Pierluigi Sanfelice dei Duchi di Bagnoli, componente della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro, intervenendo a Mattina 9, il programma in onda sull’emittente Canale 9 dal lunedì al venerdì dalle 11.30.

“La manifestazione di oggi – ha spiegato Sanfelice di Bagnoli – sarà un sit-in silenzioso e simbolico, per far capire che la città si muove al fianco del suo Santo”.

“Il ministro Alfano non sarebbe dovuto intervenire in una questione come questa, e il suo decreto sarà attaccato in ogni modo possibile, perché non credo che la città di Napoli voglia farsi espropriare San Gennaro. La Chiesa – ha concluso l’esponente della Deputazione – non è avida: questo in atto è un tentativo di chi crede che la Cappella sia bene della Chiesa e non della città. Essendo realizzata con denaro pubblico non può essere assorbita da nessuno a meno che Napoli non voglia venderla. Solo così sarebbe possibile il passaggio dalla città a un privato”.

 

Continua, intanto il silenzio del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, che cita un verso della Bibbia “c’è un tempo per tacere e uno per parlare. Per me questo è il tempo di tacere, poi parlerò molto”.

 

 

Anna Di Nola

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