Gestione rifiuti a Santa Maria la Carità: “Tante le bugie”

paolo fortunatoGestione dei rifiuti a Santa Maria la Carità: per l’ex sindaco Paolo Fortunato il bilancio di mandato diffuso dall’amministrazione comunale sarebbe “colmo di bugie”.

“In questi 18 mesi di amministrazione il sindaco Giosuè D’Amora ed il suo vice ‘alter e…go’ Franco Cascone non hanno affatto brillato: – ha scritto in una nota Fortunato – quanto affermato nel documento di sintesi dell’attività amministrativa svolta e di quella da svolgere in continuità, ossia il bilancio di mandato diffuso in tutte le case dei sammaritani durante la campagna elettorale, si sta rivelando sempre di più un ‘libro dei sogni’, una raccolta di ‘pesanti bugie’ e di ‘progetti irrealizzabili’, che sta portando tutti i nodi di Franco Cascone al pettine, come in altre occasioni ho avuto già modo di affermare.

Si propone alla riflessione degli attenti cittadini sammaritani l’esempio della gestione dei rifiuti solidi urbani e della raccolta differenziata. Se si guarda ai dati estratti dal suddetto bilancio di mandato, Santa Maria la Carità viene presentato come un ‘Comune Riciclone’, con una media percentuale di raccolta differenziata nel quinquennio 2009-2013 di oltre il 50%.

Inoltre, si dichiara che la Tassa dei Rifiuti nel 2013 è stata la più bassa tra i Comuni limitrofi (339 euro per un’abitazione tipo di 100 mq, a fronte di 336 euro di Pompei e Sant’Antonio Abate, 470 euro di Gragnano e 664 euro di Castellammare). Infine, viene sostenuto con grande soddisfazione e merito che a Santa Maria la Carità la tassa è aumentata solo del 31% negli anni dal 2009 al 2013, passando da 259 euro a 339 euro.

Ovviamente tutto questo rappresenta una grossa bugia. – ha continuato l’ex primo cittadino – Infatti, proprio mentre si apprestava a pubblicare questi dati, il sindaco Cascone ed il consiglio comunale uscente approvavano un riconoscimento di debiti fuori bilancio a favore della ditta che svolgeva il servizio integrato di nettezza urbana per una cifra totale di circa 110mila euro.

Inoltre si istituiva il servizio di spazzamento per un costo di 70mila euro nell’anno 2014. Questi costi hanno gravato sui ruoli dellaimg_ambiente tassa per la nettezza urbana degli anni successivi, in particolare nella misura di 125mila euro nel 2014 e di 55mila euro nel 2015. Pertanto la cifra effettiva che i cittadini hanno dovuto sopportare nel 2013 (anche se in parte caricata sulla tassa del 2014) è stata in media di 36 euro in più (ossia 125mila euro/3500 nuclei familiari), portando la reale entità della tassa del 2013 a 375 euro (339 euro più 36 euro), con un aumento quindi nel periodo 2009-2013 del 45% e non del 31%. Questa cifra, correttamente calcolata, porta i cittadini di Santa Maria la Carità ad avere pagato di più rispetto a quelli di Sant’Antonio Abate e Pompei, comuni aventi caratteristiche molto simili alle nostre per quanto riguarda la tipologia dei rifiuti prodotti.

Perché è successo questo, nonostante la percentuale alta di raccolta differenziata che fanno dei nostri cittadini dei buoni ‘ricicloni’? Come tutti sanno, differenziando i rifiuti è possibile ricavare dei proventi dalla vendita dei materiali cosiddetti nobili: vetro, alluminio, ferro, carta e cartone, plastica. Ebbene, nonostante gli alti indici di raccolta differenziata raggiunti dalla popolazione, l’amministrazione comunale ha dichiarato, nel bilancio costi-ricavi per la determinazione della tassa, 38mila euro nel 2013 e solo 10mila euro nel 2014.

Purtroppo per i cittadini di Santa Maria la Carità non è finita. Dopo i disastri messi in atto da Franco Cascone, la nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco D’Amora ha aggiudicato il nuovo appalto per 7 anni, prevedendo a capitolato che ‘i proventi derivanti dalla raccolta differenziata verranno incamerati dall’appaltatore del servizio’. Tali emolumenti, stimati dal Comune di Santa Maria la Carità in base a quanto incamerato nell’ultimo quinquennio (ossia 22mila euro medio anno) sono stati dedotti dal costo complessivo del servizio.

comune 1Questo significa praticamente che, se nei prossimi anni i cittadini sammaritani saranno sempre più bravi ad effettuare la raccolta differenziata (che è quanto tutti vogliamo), i maggiori proventi derivanti dalla vendita dei materiali nobili saranno incamerati dalla ditta. Inoltre per controllare lo svolgimento dei lavori da parte della ditta, l’amministrazione D’Amora ha iniziato ad avvalersi (al costo di 18mila euro l’anno, che ricade anche esso ovviamente nella determinazione della tassa) della collaborazione di un professionista esterno, il geometra Fabrizio Sicignano, al quale è stato assegnato il compito, almeno fino alla fine del 2016, di verificare che la ditta che si è aggiudicata il servizio rispetti ed onori il capitolato contrattuale.

Peccato che il lavoro meritorio che sicuramente tale stimato professionista saprà svolgere andrà a favore della ditta e non dei cittadini. La domanda sorge allora spontanea: ma perché questo tecnico deve essere pagato dal Comune, con costi che ricadano sulla tassa che i cittadini devono pagare?

Ma non è ancora finita. L’amministrazione comunale ha speso – ha concluso Fortunato – a fine 2015, 91.400 euro (oltre Iva) di un finanziamento regionale (fondi della Comunità Europea), comprando delle attrezzature per migliorare la raccolta differenziata porta a porta, per non vanificare gli sforzi profusi dai cittadini (pattumiere sia per l’umido che per il vetro e la plastica, bidoni carrellati, motocarro per gli operatori ecologici per la raccolta dei rifiuti ingombranti). Inoltre, subito dolo aver aggiudicato l’appalto, con una delibera di giunta, accogliendo l’istanza della ditta aggiudicataria del servizio, ha variato il calendario della Raccolta che era inizialmente inserito nel capitolato, andando sicuramente a sgravare la ditta di parte degli oneri che essa doveva sostenere e per i quali aveva concorso, senza niente pretendere in cambio quale sconto per i costi sostenuti dalla collettività. Sarebbe stato molto meglio investire questi soldi per la tracciabilità dei rifiuti, consentendo nei fatti e non solo a parole l’applicabilità del principio ‘paghi quanto scarti'”.

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