Napoli, spari e rapine: in tre arrestati al “Cavone”

auto-della-polizia-di-statoIl personale della Polizia Stato di Napoli ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare per il carcere emessa dal G.I.P presso il Tribunale di Napoli, su richiesta dello stesso ufficio, nei confronti di Alfano Salvatore, nato il 14.02,1980, Festa Salvatore, nato il 27.08.1996 e Moliterno Carmine, nato il 26.02.1992 tutti organici al sodalizio criminale operante a Napoli precisamente nella zona denominata “Cavone”, via F.S.Correra, di Piazza Dante.

Gli stessi, all’esito delle attività di indagini svolta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S Dante, sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di rapina a mano armata, violenza privata, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, tutte condotte aggravate ex articolo 7 L.203/’91, stante la forza di intimidazione derivante dall’appartenenza al clan camorristico suddetto.

In particolare, dalle investigazioni coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, è emerso che in data 9 Luglio 2015 un soggetto, anch’egli gravitante nella zona del cd. Cavone, con il quale i tre indagati erano evidentemente entrati in contrasto per questioni afferenti le dinamiche criminali della zona, subiva, in due momenti diversi della giornata, altrettanti episodi di ritorsione.

Nel pomeriggio questa persona subiva una rapina a mano armata da Festa Salvatore e Alfano Salvatore che minacciandolo si facevano consegnare il suo scooter, poco dopo ritrovato incendiato nella vicina Piazza Mazzini.

Nella tarda serata dello stesso giorno Moliterno Carmine, a bordo di uno scooter, raggiungeva l’abitazione della vittima e, posizionandosi sotto il balcone, urlava minacce contro la sua persona, esplodendo tre colpi d’arma da fuoco in quella direzione. Il Giudice delle indagini Preliminari di Napoli, accogliendo le risultanze investigative a carico degli odierni indagati, tutti già gravanti da precedenti e ritenuti personaggio di primo piano del clan egemone nella zona e ritenendo questi episodi collegati tra loro e riconducibili ad un’azione sinergica di intimidazione e affermazione sul territorio del potere camorristico del clan suddetto, disponeva la custodia cautelare in carcere.

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