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Castellammare, Migliardi (Pd): “Il Comune ‘gioca’ male e tutto in difesa”

michele migliardi; consiglio comunale castellammare di stabia ;A Castellammare il Comune “schiera” solo pochi giocatori e tutti in difesa, che poco possono fare contro i troppi problemi irrisolti della città. Castellammare ha perciò bisogno “di un’amministrazione che abbia le competenze tecniche per sopperire alle deficienze strutturali del Comune e la forza politica di istaurare un’interlocuzione proficua con il Governo regionale e nazionale”.

E’ questo il contenuto, in estrema sintesi, di una lettera aperta alla cittadinanza scritta nelle ultime ore da Michele Migliardi, ex capogruppo consiliare del Partito Democratico.

“L’indebita fase di statico declino in cui è naufragata la vita politica ed istituzionale della città di ‪‎Castellammare‬ di Stabia, – ha scritto Migliardi – mi ha indotto, di recente, a rivedere le modalità con cui vivere la mia fervida ed intangibile passione ‪‎politica‬, con l’obiettivo di proteggere il mio umore dai vituperanti comportamenti che vengono purtroppo inscenati a destra e a manca.
Sebbene sia solito far fede agli obiettivi che mi prefiggo, stavolta verrò meno al mio proposito, per un sentimento di rispetto verso le speranze della mia generazione e grazie alle parole ed alle emozioni che mi sono state trasferite da un uomo di grande saggezza ed intelletto.

Le considerazioni che seguono, vogliono essere un punto di partenza, un sassolino gettato nello stagno, spogliate dalla presunzione di essere in ogni caso annoverate nelle categorie del ‘giusto’ o del ‘vero’, ma orgogliose di rappresentare, per coloro i quali ne apprezzassero il contenuto – e non per questo anche il loro autore , mero esecutore materiale delle stesse – la rivendicazione di un’autonomia politica ed intellettuale degli stabiesi nel decidere le sorti della propria terra.
L’ interruzione precoce dell’ultima esperienza consiliare – per quanto potesse trovare delle ragioni, seppur becere, dal punto di vista politico – rappresenta un’autentica aporìa per le gravi conseguenze amministrative che ha determinato, ai danni del ‪Comune‬ e della Città.

Allo stato, volendo abusare di una semplice metafora calcistica, la situazione strutturale del Comune ‪stabiese‬ può essere tratteggiata, paragonando quest’ultimo ad una squadra di calcio costretta a schierare in campo solo quattro giocatori (dirigenti comunali – titolari del potere di gestione e delle annesse funzioni esecutive) rispetto agli undici ruoli disponibili (settori organizzativi – unità organizzative in cui vengono ripartite le funzioni e le competenze), schierati tutti in difesa nell’arduo tentativo di arginare l’attacco della squadra avversaria (problematiche di ogni natura).

Evitando di proseguire nel tedioso ed inutile elenco delle cose che non vanno, tenendo in disparte l’ulteriore e grave problema dell’anzianità dei dipendenti, la mancanza di circa duecento unità e la totale disapplicazione del piano anti-corruzione, tanto basta per comprendere il carattere invalidante della problematica relativa alla carenza di dirigenti, che inevitabilmente finisce per ripercuotersi con effetto domino su qualsiasi questione politica ed amministrativa. Una struttura precaria dà luogo a soluzioni ancor più precarie.

Vero è che in tempi anche recenti degli allenatori (sindaci) hanno fatto malissimo, arrivando fino alla retrocessione con squadre regolarmente composte da undici giocatori (dirigenti), ma in questo il fattore discriminante va ascritto alla (in-) capacità politica e talvolta alla disonestà.

Mi rendo conto che l’attuale status quo alimenti un sentimento di rassegnazione e sconforto nei cittadini, tale da mutuarsi in un deleterio astensionismo, nell’errata convinzione che in politica non esistano distinzioni tra politici onesti e criminali, capaci ed inetti, competenti ed impreparati.

A favore di questi fattori negativi, giocano un ruolo determinante anche le evidenti condizioni di estremo degrado economico-sociale, su cui trovano terreno fertile l’inciviltà dilagante, la disaffezione per i beni pubblici, la delinquenza organizzata e la microcriminalità.

Pertanto, una simile situazione, impone la coraggiosa assunzione di scelte e decisioni programmatiche di enorme responsabilità, con il necessario coinvolgimento della così detta ‘filiera istituzionale’, per risalire la china ed avviare un percorso di miglioramento in grado di ripristinare, nel corso della prossima consiliatura, delle condizioni di ‘normalità’.

Presupposto necessario per ambire a tale risultato è la selezione di una classe dirigente calibrata sulle esigenze concrete della città e dei cittadini, non sulle strategie elettorali di una politica che oggi più che mai deve mutare il suo approccio ai problemi ed accantonare – almeno quando si parla di Castellammare – l’esiziale logica del ‘protettorato’, sovente in contrasto con le necessità della nostra comunità.

Gli stabiesi devono rivendicare la propria naturale autonomia intellettuale e politica, che non si sostanzia in una mera facoltà di scelta, bensì in un diritto all’ autodeterminazione del proprio futuro. Solo chi vive Castellammare ne conosce a fondo le questioni, i limiti e le risorse, al punto da poter stabilire con assennata lungimiranza cosa è meglio fare.

Il mio partito in primis ha commesso degli errori macroscopici, per mezzo dell’imprecisato sistema di tutoraggio che guida il circolo locale, tacendo volgarmente sulla questione delle primarie, boicottandole nei fatti, nonostante la presenza ben due candidature in campo. Al contempo, non ha fatto chiarezza sullo scioglimento del consiglio comunale né ha intrapreso alcun percorso di confronto per l’elaborazione di un programma elettorale e la formazione di una coalizione, proprio perché impantanato in una logica correntizia, inopportuna per la fase delicata che vive Castellammare.

La discettazione politica non può ruotare attorno a temi dal retaggio medioevale, come quello della scelta dei candidati sulla base di una preferenza aprioristica per il genere femminile o per quello maschile.

La nostra città ha bisogno di un’amministrazione che abbia le competenze tecniche per sopperire alle deficienze strutturali del Comune e la forza politica di istaurare un’interlocuzione proficua con il Governo regionale e nazionale, nondimeno di una maggioranza consiliare di persone perbene, oneste, preparate e disinteressate che garantiscano di portare a termine il mandato elettorale.

E’ necessario mettere in connessione i giovani, i professionisti, i rappresentanti del mondo del lavoro e del commercio, le associazioni di volontariato, i movimenti civici ed i partiti che condividono il desiderio di confrontarsi per proporre all’ attenzione dei cittadini stabiesi un’elencazione analitica delle azioni amministrative necessarie alla risoluzione delle singole problematiche, scandendone orientativamente tempi e modalità di realizzazione, come mai è stato fatto, per poi rimboccarsi le maniche e lavorare barricati in trincea, affrontando, giorno dopo giorno le avversità che ci sono e che immancabilmente sorgeranno, per riscattare il nome e l’onore dell’ottava città della regione Campania.
Iniziamo!”.

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