La camorra escluse Pantani dal Giro: vicina la verità per il “Pirata”

marco pantani

Un clan di camorra minacciò un medico per alterare il test: in ballo c’erano scommesse miliardarie che il clan non poteva perdere. E’ quanto sta emergendo in queste ore nell’ambito delle indagini della Procura di Repubblica di Forlì sull’esclusione del “Pirata” Marco Pantani al Giro d’Italia del 1999.

marco pantani pirara 1L’obiettivo è rivelare cosa accadde realmente il 5 giugno 1999 nell’Hotel Touring di Madonna di Campiglio, alla vigilia della penultima tappa con Gavia, Mortirolo e arrivo all’Aprica. La Procura di Forlì ha riaperto l’inchiesta il 16 ottobre 2014, dopo che un’indagine svolta a Trento nel 1999 fu archiviata, e l’ipotesi di reato è associazione per delinquere finalizzata a frode e truffa sportiva.

Da due anni i pm non si sono mai fermati alla ricerca della verità, ricostruendo passaggi ed ascoltato decine di persone. Nella vicenda è entrato anche il famoso bandito Renato Vallanzasca che ha raccontato che “un membro di un clan camorristico in carcere mi consigliò fin dalle prime tappe di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani”.

L’ultima prova, trapelata in queste ore, proviene da una “cimice” posta nell’abitazione di un camorrista: intercettazione ambientale di un affiliato a un clan che per cinque volte ripete la parola “sì”, alla domanda se il test fosse stato alterato. Il motivo per escludere Pantani dal Giro sarebbe da ricercare in un giro di scommesse contro il Pirata.

Un’inchiesta “dovuta” per ricostruire uno dei più grandi misteri dello sport, che tiene con il fiato sospeso un’intera generazione di appassionati, tifosi di Pantani e soprattutto la famiglia del campione. Se si arriverà ad una conclusione certa, infatti, la Procura non potrà fare altro che archiviare il tutto in quanto i reati saranno prescritti dopo 17 anni.

Escluso dal Giro 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, Pantani risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur tornato alle gare non molto tempo dopo, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini, per arresto cardiaco dovuto a presunto eccesso di sostanze stupefacenti.

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