La follia che si impadronì dell’infermiere Giulio Murolo, portandolo a compiere quella che tutti ricordano come la strage di Miano, periferia Nord di Napoli, continua a mietere vittime.
L’ennesimo morto, di questa assurda storia, è proprio l’infermiere 49enne che il 15 maggio 2015 dal balcone della propria abitazione, a Secondigliano, sparò uccidendo cinque persone e ferendone altre cinque.
Murolo si è spento ieri sera, morto suicida nell’ospedale Loreto Mare. Tre giorni fa nel carcere di Poggioreale ha ingerito alcune pillole e a nulla è servito l’immediato ricovero e le successive cure prestate dai sanitari dell’ospedale napoletano.
L’uomo, probabilmente, non ha retto il peso della colpa che portava da quando, dieci mesi fa, dopo una banale lite per alcuni indumenti stesi ad asciugare, fu colto da un vero e proprio raptus di follia che lo portò ad uccidere in casa il fratello, la cognata e un vicino e a sparare dal balcone della propria abitazione uccidendo un ignaro passante e ferendo gravemente un agente della polizia municipale di Napoli, che morì dopo due mesi di agonia, e altre 5 persone.
Le successive indagini delle forze dell’ordine stabilirono che Murolo era un tiratore scelto che nutriva una vera e propria passione per le armi, oltre ad alcuni fucili da caccia regolarmente detenuti, possedeva anche un fucile mitragliatore Kalashnikov, con matricola abrasa, e due machete.