Ercolano scavi: il Cnr riscrive la storia dell’inchiostro

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Quello che il Vesuvio seppellì a Ercolano nella celebre eruzione pliniana del 79 d.C. è diventato per la scienza una miniera inesauribile per lo studio e la ricerca. Proprio oggi il Consiglio nazionale delle ricerche ha comunicato l’esito di uno studio sugli antichi papiri di Ercolano, i risultati sono davvero importanti e consentono di riscrivere la storia dell’uso dell’inchiostro.

I ricercatori hanno, infatti, stabilito con certezza scientifica la presenza di un inchiostro metallico in due frammenti di rotoli dei papiri di Ercolano. La scoperta permette, quindi, di retrodatare di quattro secoli l’uso dei metalli negli inchiostri greco-latini.

Il team scientifico internazionale che ha condotto la ricerca è stato coordinato da Vito Mocella dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Imm-Cnr), la scoperta è stata fatta in Francia, presso il European Synchrotron Radiation Facility (Esrf) di Grenoble.

“Finora si pensava che prima del IV-V secolo d.C. il metallo non fosse presente nell’inchiostro dei papiri greco-romani, infatti la prima miscela ferro-gallica identificata come inchiostro di scrittura di pergamena risale solo al 420 d.C. In seguito, gli inchiostri metallici sono diventati la norma per i documenti della tarda antichità e per la maggior parte di quelli del Medioevo”, dice Mocella. “Con il nostro lavoro, combinando diverse tecniche non distruttive di luce di sincrotrone, abbiamo dimostrato la presenza di piombo nella composizione dell’inchiostro di due frammenti di papiri della biblioteca di Ercolano, ovviamente precedenti all’eruzione dell’anno 79 d.C., stabilendo inoltre che l’alta concentrazione del metallo non può dipendere da una eventuale contaminazione del piombo presente nei sistemi idrici o dall’utilizzo di un calamaio di bronzo”.

I ricercatori hanno impiegato diversi metodi di diagnostica per immagini per analizzare i reperti, è stato usato un potente fascio di luce estremamente brillante “Grazie alla potenza del fascio le analisi sono state molto veloci – un decimo di secondo a pixel – il che ci ha permesso di acquisire numerosi dati molto rapidamente e su tutti i campioni”, prosegue il ricercatore dell’Imm-Cnr. “Abbiamo quindi la certezza della correlazione tra informazione chimica e la traccia visibile delle lettere”.

L’équipe internazionale – che già lo scorso anno era stata in grado di rivelare alcune lettere greche e un alfabeto quasi completo nei rotoli di Ercolano carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio – ha quindi segnato un nuovo traguardo nello studio di questi affascinanti manoscritti, aprendo di fatto nuove prospettive di ricerca anche per altri reperti archeologici.

“Grazie alle competenze diversificate messe in campo e all’utilizzo delle tecniche disponibili, abbiamo spinto ad un livello mai raggiunto la nostra conoscenza degli inchiostri del periodo Classico dell’antichità e pensiamo di poter ottimizzare la tecnica e le lunghezze d’onda della luce da utilizzare per l’analisi e la lettura di altri documenti antichi”, conclude Mocella.

Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

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