Lo scorso 21 marzo in quarantamila hanno marciato da piazza Plebiscito alla rotonda Diaz per ricordare le 900 vittime innocenti di mafia, in occasione della XXI giornata della memoria e dell’impegno. L’iniziativa è stata organizzata da Libera, l’associazione che dal 1995 combatte le mafie, in nome della giustizia e della legalità. Da Castellammare di Stabia e Gragnano, sotto l’egida del presidio area stabiese di Libera e dei gonfaloni di entrambi i comuni, hanno partecipato circa trecento persone, tra cittadini e studenti di istituti superiori ed elementari. Nel resto d’Italia, oltre 300mila partecipavano alle marce provinciali, mentre a Messina don Luigi Ciotti, presidente di Libera, dava l’avvio alla manifestazione nazionale.
Migliaia di bambini, adolescenti e giovani, provenienti dalle scuole della provincia di Napoli, hanno reso vivace il corteo, alzando al cielo, senza paura, centinaia di bandiere colorate, sullo sfondo di una città magnifica, illuminata dai raggi del sole nel primo giorno di primavera. Ed è così che si affronta la mafia, con la luce della verità ed il colore della speranza. Portate a mano dai partecipanti, le foto delle vittime innocenti delle mafie punteggiavano il corteo ed erano presenza viva e palpitante, perché gli studenti, attraverso l’iniziativa “La scuola adotta una vittima di mafia”, ne conoscevano la storia. Alle 11 il momento più solenne, quando dal palco della Rotonda Diaz sono stati letti tutti i nomi delle vittime, nel silenzio partecipe dei ragazzi presenti. Infine, l’ascolto di qualche passo del discorso che don Ciotti stava tenendo a Messina: «Il nostro paese ha bisogno di ponti che allargano le coscienze e traghettano le speranze. La mafia oggi uccide meno di ieri, ma penetra più facilmente nel mondo legale».
Tra gli studenti in piazza, anche noi, la III B del Liceo Scientifico “Francesco Severi” di Castellammare, animati da una grande motivazione all’impegno e alla partecipazione, che abbiamo alimentato prendendo parte, insieme alle classi III A e III E, a tre incontri, organizzati dal Presidio stabiese di Libera nei mesi di Febbraio e Marzo. Il primo si è tenuto all’Asharam di Santa Caterina, nel palazzo confiscato alla camorra, un tempo raffineria di cocaina del clan D’Alessandro, che dall’ ottobre 2015 ospita il Presidio stabiese di Libera. Lì i ragazzi hanno discusso di memoria, impegno e antimafia con gli attivisti Giuseppe Trotta e Carmine Iovine, concludendo che bisogna impegnarsi in prima persona nella lotta contro la camorra e trovare il coraggio di non voltare la faccia, perché la camorra ci danneggia, impadronendosi della nostra libertà e dei nostri diritti, anche quando non viene a minacciarci in prima persona. Fondamentale, poi, è il ruolo delle Istituzioni che devono garantire la legalità e la giustizia.
Il secondo incontro si è svolto al Liceo Classico “Plinio Seniore” di Castellammare, dove sono intervenuti Annamaria, figlia di Marcello Torre e Rosario Esposito La Rossa, cugino di Antonio Landieri, entrambi vittime innocenti di mafia, che hanno ricordato la storia dei loro congiunti e sottolineato l’attualità dell’impegno contro la camorra, che può essere sconfitta attraverso la cultura, la repressione e il lavoro, i soli antidoti agli attacchi che le organizzazioni criminali sferrano nei confronti della dignità personale e della legalità condannando i nostri territori al degrado e alla miseria. Marcello Torre, ex sindaco di Pagani, venne ucciso l’11 dicembre 1980 da due killer, perché si era opposto alle infiltrazioni camorristiche nelle procedure di assegnazione degli appalti dopo il terremoto che aveva colpito la sua città. Antonio Landieri era un ragazzo disabile, ucciso dalla camorra durante la faida di Scampia, mentre si trovava nel bar sotto casa sua nel quartiere dei “Sette Palazzi” insieme ad alcuni suoi amici. Dal racconto di Annamaria e di Rosario, non sono emersi né odio, né rancore, ma solo tanta delusione nei confronti delle Istituzioni e della cattiva informazione. Soprattutto è singolare il caso di Antonio, il quale, dopo la morte, fu definito dai giornali locali come un boss mafioso, e per questo motivo gli furono negati i funerali pubblici. Solo nel 2007 è stata riconosciuta la sua innocenza, ma ancora oggi i suoi assassini non sono stati identificati.
Il terzo momento formativo invece si è tenuto nell’ Aula consiliare del Comune di Castellammare di Stabia dove ha preso la parola il magistrato Concetta Criscuolo, che ha affermato: “La lotta contro la mafia non è contro qualcosa o qualcuno, é la lotta a favore della vivibilità dei quartieri che a Castellammare è un’utopia. E’ la lotta a favore del civismo, per creare condizioni di vita migliori per tutti”. Accanto a lei don Pasquale Somma, vice parroco della Chiesa del Carmine, il quale ha fatto riferimento a Papa Francesco e alla sua azione pastorale per restituire forza alla Chiesa. Infine Antonio Irlando, un giornalista amico di Giancarlo Siani, vittima di mafia. Quest’ultimo ha ricordato la figura del giovane cronista, che avrebbe rabbrividito a sentirsi chiamare eroe, perché era un ragazzo umile, ma tenace, che raccontava la realtà di Torre Annunziata negli anni ’80, in cui camorra e politica procedevano di pari passo per interessi comuni. Particolarmente coinvolgente il corteo, che ha fatto seguito all’incontro, in Villa comunale, dove gli studenti partecipanti sono giunti armati di bandiere e striscioni ed hanno piantato fiori colorati intorno all’Albero della legalità, in ricordo delle vittime, e quello che ha portato all’Asharam di Santa Caterina, dove sono state fatte risuonare, a voce alta, le parole di “giustizia”, “legalità”, “libertà”, “Pace”.
Per combattere la camorra, infatti, non occorre essere eroi, ma fare bene ciò in cui si crede, perché insieme si possono realizzare grandi imprese ed è nel coraggio e nell’impegno dei giovani che risiede la speranza per un futuro libero dalle mafie.
Articolo scritto da Simone Somma
III B LICEO SCIENTIFICO “SEVERI” – C/mare di Stabia
(Foto di G.Di Massa e S. Donnarumma)