Dopo Terme di Stabia, l’Avis e la Fincantieri anche il destino dell’Acetosella è in serio pericolo. I dipendenti, da ben quattro mesi, non ricevono stipendio e, a causa di tante promesse non mantenute dal proprietario dell’azienda, Francesco Pecoraro, hanno occupato lo stabilimento di via Brin in segno di protesta.
Inoltre, i lavoratori hanno deciso di costituire un presidio sindacale affidandosi al responsabile provinciale della Fiadel, Francesco Gargiulo.”La cosa più importante è la chiarezza – afferma Gargiulo -. Questi lavoratori non percepiscono stipendio da quattro mesi ormai e non si può più tollerare questa situazione. Ci sono ben sedici famiglie che rischiano di ritrovarsi in grosse difficoltà economiche e l’azienda continua a non dare sicurezza. Ci sono degli imprenditori pronti ad entrare all’interno dell’azienda che possono offrire sicuramente più tranquillità: se Pecoraro non ha più le forze per andare avanti, si faccia da parte”.
Una situazione, quindi, tutt’altro che felice che nell’ultimo periodo è notevolmente peggiorata. Gargiulo, inoltre, ha sottolineato come “di recente c’è stata una riduzione delle ore di lavoro da 8 a 6. Si tratta di una scelta totalmente inammissibile dal punto di vista contrattuale ma che l’azienda ha comunque deciso di adottare. La cosa che più mi preoccupa, però, è che secondo alcune verifiche effettuate mancherebbero anche diversi anni di contribuzione”.
Nel primo pomeriggio è stato convocato un tavolo di confronto fra l’azienda e gli stessi lavoratori per cercare di trovare una soluzione al problema e di poter far rientrare la protesta e, a tal proposito, Gargiulo è chiaro:” Noi chiediamo solamente la chiarezza. Ci devono spiegare le reali possibilità di questa azienda e soprattutto quando avverranno i pagamenti. Basta promesse, basta prendere tempo: se non ci sono i soldi è giusto che ci sia un cambio nella dirigenza. Si sta giocando con il futuro di ben sedici famiglie: i lavoratori pretendono solamente di essere pagati in tempo senza più ritardi”. Ad ora, il futuro resta molto incerto, ci sono ancora molte cose da chiarire e per i lavoratori non ci sono sicurezze.
Tuttavia lo stabilimento di via Brin, può e deve essere salvato. Castellammare per poter rinascere e per poter sperare in una crescita economica non può far morire tutte le aziende del suo territorio.
Gennaro Esposito