A Castellammare di Stabia i barbari hanno sfondato il confine e lo hanno fatto, ormai, definitivamente. La devastante breccia è aperta proprio nel luogo che dovrebbe rappresentare la massima espressione della cultura cittadina: nei mitici boschi di Quisisana, nel Parco della Reggia borbonica, parte del Parco Regionale dei Monti Lattari, luogo ameno da sempre, dove Giovanni Boccaccio nel XIV secolo decise di ambientare una delle novelle del Decamerone. Queste le uniche, amare, considerazioni possibili dopo un’assurda mattinata trascorsa in questo posto dimenticato da tutti.
Eravamo ai boschi per verificare la segnalazione di un lettore circa lo stato di degrado in cui versa il Parco dopo le scampagnate del periodo pasquale. Stavamo documentando un vero e proprio scempio e appariva palese che i gitanti di pasquetta, incuranti di ogni minima regola di educazione civica, hanno fatto a Quisisana tutto quello che in un parco pubblico non dovrebbe essere consentito: hanno divelto i muretti a secco per creare focolari, acceso fuochi, tagliato alberi, sporcato e imbrattato ogni cosa, offeso la fauna e la flora.
Dopo aver bivaccato allegramente sono andati via, impunemente, lasciandosi dietro una lunga scia di sporco e umiliante desolazione. L’indifferenza e l’arroganza è stata tale e tanta che hanno avuto il coraggio di lasciare nel bosco ogni cosa finanche le tovaglie, le posate, i condimenti, per non parlare del cibo avanzato.
Stavamo documentando tutto questo quando un moto di ribellione ci ha spinti a voler fare qualcosa a non darla vinta a chi sporca e non pulisce, a chi non sanziona questi malefici comportamenti.
Posati taccuini e fotocamere abbiamo deciso di portare via noi stessi l’enorme mole di rifiuti, con un poco d’ingegno abbiamo ammucchiato una vera montagnola di rifiuti recuperati qua e là lungo il sentiero e, usando una tovaglia, ne abbiamo fatto un enorme fagotto da trasportare nel più vicino punto di raccolta rifiuti.
Mentre con fatica stavamo trasportando il fardello puzzolente una scena pazzesca si è palesata ai nostri occhi: un signore anziano, canuto, dai modi arcigni, stava ammucchiando furiosamente rifiuti e con noncuranza appiccava tanti piccoli roghi. L’aria era letteralmente appestata dalla puzza dei rifiuti in fiamme.
Abbiamo gridato, protestato, quasi litigato con questo brutale personaggio. L’anziano, purtroppo, fermamente convinto di essere nel giusto ha risposto a muso duro, dicendo che lui “era l’unico a fare pulizia nel Parco di Quisisana”. Lui “che non ha mai visto nessuno del Comune portare via i rifiuti” si considerava custode, forse padrone, del bosco.
Potevamo, a questo punto, fare una sola cosa avvertire la polizia municipale. La telefonata è stata fatta, il bruto nel frattempo ha pensato bene di dileguarsi, gli agenti della municipale sono prontamente intervenuti, hanno accertato i roghi e lo stato di penoso degrado in cui il Parco di Quisisana versa.
Abbiamo trascinato il fagotto di immondizia al punto di raccolta, la speranza è che possa essere trattata in un modo degno di una società civile.
Ma mentre andavamo via la deprimente sensazione d’impotenze è stata forte. Continuava a ronzarci nella testa un pensiero fisso “ormai i barbari hanno sfondato il confine a Quisisana e stanno saccheggiando, proprio ora, in questo momento, la dignità di tutti noi che poveri illusi siamo convinti di vivere, ancora, in una società civile.”.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt
Altre immagini dello scempio di Pasquetta:
