Immediata la polemica sorta intorno alla foto del bambino napoletano “travestito” come Sibillo, boss defunto, ucciso lo scorso anno nell’agguato che ha dato libero sfogo alla sanguinosa faida che ha visto contrapposte le famiglie Sibillo–Giuliano–Amirante alla famiglia Mazzarella.
Il boss, noto come il boss della “Paranza dei bambini” (il fenomeno criminale in alcuni quartieri di Napoli, dove minorenni sparano, spargono terrore e ottengono il controllo di piccole porzioni del mercato della droga) è perfettamente ricordato dalla foto che sta facendo il giro dei social collezionando decine di “like” in pochi minuti ucciso. Come scrive il Metropolis, è probabile che la foto risalga all’ultima festa di Carnevale, anche se sono solo poche ore che sta girando sul web.
Il piccolo avrà poco più di cinque anni. Un perfetto clone di chi, tra i vicoli dei Decumani, viene percepito come un “difensore degli oppressi”, un moderno Masaniello alimentato da piombo e cocaina.
Il boss ventenne capo della terza generazione della camorra è stato ucciso da latitante, in via Oronzio Costa, nel corso della guerra per il controllo del centro storico di Napoli.
Al giovane boss è stata dedicata una cappella votiva in un palazzo del centro storico di Napoli e un video con le canzoni di Eros Ramazzotti. Sulla vicenda del bimbo è intervenuto anche lo scrittore e studioso Isaia Sales: “Dire che si tratta solamente di un problema culturale – ha commentato – è davvero complicato”, specie perché, trattandosi di un bambino e di un travestimento, a monte c’è l’intento dei genitori di voler scegliere quel costume e non un comunissimo abito ricordante i cartoni animati o un leggendario eroe.