Napoli: clausura e ritiri

la trama del silenzio_CS

Sabato 9 aprile 2016 l’Associazione culturale locus iste, in collaborazione con l’Associazione Respiriamo Arte, è un viaggio nella Napoli dei conventi e dei ritiri dove protagoniste indiscusse sono le donne.
Nascere donna a Napoli nel XVI secolo significava andare incontro a tre tipi di destino: monacazione, matrimonio o perdizione. Per arginare il dilagante fenomeno della prostituzione e della indigenza che conduceva donne povere al meretricio o all’accattonaggio, ai numerosi monasteri si affiancarono a partire dal XVII secolo gli istituti, creati per rispondere alle più svariate situazioni di disagio sociale: ritiri, educandati, ospizi, conservatori e ospedali furono eretti per tamponare gli effetti della grave crisi che colpì la città di Napoli sotto il Viceregno spagnolo.

Questo lo scenario che ci accompagnerà nel racconto della storia dell’antico Conservatorio dell’Arte della Seta, con la sua Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, dell’Oratorio di correzione di Santa Maria della Fede e infine della Chiesa di S. Maria di Donnalbina.

Il Conservatorio dell’Arte della Seta era riservato alle figlie degli appartenenti alla Corporazione dell’Arte della Seta fondata a Napoli nel 1477.

Il suo crescente prestigio si concretizza nella realizzazione della Chiesa della Seta ovvero del Complesso dei SS. Filippo e Giacomo.

Luoghi oggi visitabili grazie a un percorso di visita guidata esclusiva, realizzato dall’Associazione Respiriamo Arte che, ripercorrendo la storia della Nobile Arte, ci permetterà di conoscere aree normalmente inaccessibili al pubblico: la zona degli affreschi di fine ‘500, la Sagrestia Settecentesca che custodisce le opere dei maestri intagliatori di legno del ‘700 napoletano ed esempi di arte serica seicentesca realizzati dalla corporazione.

Santa Maria della Fede, oggi della Fede “liberata”, è quanto resta di un seicentesco istituto per donne “che si levano dal pericolo”, di recente riaperto alla fruizione perché centro della attività di un comitato di quartiere che intende strapparlo all’oblio del tempo che passa.

Infine la Chiesa di S. Maria Donnalbina, parte del monastero fondato nell’VIII secolo da Eufrasia, figlia del duca di Napoli Stefano, divenne nel ‘500 il monastero più disobbediente della città. Nella zona dell’altare si possono oggi ammirare le tele del periodo più felice del grandioso Francesco Solimena. 
Tre luoghi per raccontare la condizione femminile della fine del Cinquecento, per dare voce a quelle donne destinate a intrecciare fili di seta e preghiere nel più rigoroso “silenzio”.
Per chi lo desidera a fine visita sarà possibile usufruire della convenzione con “I love Murtadell” per un aperitivo a Mezzocannone.

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