Interrotto due anni fa e ripreso, improvvisamente, ieri ha fatto eco l’appuntamento social “#Matteorisponde”.
Quasi un milione di contatti sono stati registrati, dalle 17.00 alle 18.00, durante l’incontro online del Presidente del Consiglio con i cittadini che in tempo reale, attraverso Facebook e Twitter, gli hanno posto i più disparati quesiti legati alla vita politica ed amministrativa, ma anche di “trivelle” e pensioni, senza tralasciare, infine, Bagnoli e de Magistris.
La bella chiacchierata con gli italiani sta, inevitabilmente passando su tutti i tg, giornali e giornaletti del Bel Paese, con tanto di foto in allegato. Con indice sguainato e sguardo allo smartphone, o anche a bocca aperta e mani aperte a supportare l’impeto della risposta, e ancora più sereno ma bocca sempre aperta e mano ad appoggiare la chiarezza della risposta. Queste alcune pose pubblicate e scaricabili sul sito istituzionale del Governo.
Il Matteorisponde è servito. Non c’è stato tg che non abbia annunciato l’avvenuta ridiscesa in terra, foss’anche solo in forma “social”, del premier ex rottamatore che ha risposto, controrisposto ed attaccato; proposto, ascoltato e rintuzzato.
E così, sono due giorni che per riprendere o dissertare su una o sull’altra delle tante risposte renziane, tutti i telegiornali, anche quelli delle reti generaliste statali, non fanno altro che riproporci le immagini del primo ministro della nostra bella Repubblica contornato da tanti piccoli aggeggi elettronici. In primo piano l’amato computer con tanto di “cerasella muzzecata” (così sentii definire il logo della Apple qualche hanno fa davanti ad una vetrina di elettronica in centro a Napoli).
Un logo così inconfondibile, in tv e non in uno spot? Ebbene sì. La mela della casa di Cupertino è entrata direttamente nelle case degli italiani con i servizi dei tg.
Cose da pazzi! Sono anni che vediamo loghi camuffati, pixellati, sfumati e addirittura scocciati. Uno strappo di nastro adesivo nero e via il verde coccodrillo dalle magliette degli intervistati, gli altisonanti nomi delle case costruttrici dai lunghi pianoforti; dai prodotti dell’industria utilizzati nei programmi più svariati. Col tempo, poi, la tecnologia, eccola qua che ritorna, ha persino favorito il lavoro del censuratore. Oggi si usano con gran successo i pixel o anche la sfocatura o addirittura l’immagine riprodotta allo specchio, tutte cose che con le tecniche digitali risultano essere un gioco da ragazzi per camuffare, e cancellare quello che non deve essere visto, quei marchi che, presumibilmente, non pagano dazio e che quindi non devono essere favoriti da una pubblicità involontaria, non richiesta e soprattutto, non pagata.
E allora, come è uso dire, la domanda sorge spontanea! Apple ha pagato per essere per due giorni in tv con Renzi?
Quanto costa un secondo di visibilità sulle reti nazionali? E per quanti secondi siamo stati sovresposti al luminoso frutto del peccato dell’aggeggio all’avanguardia, dell’altrettanto all’avanguardia capo del Governo italiano?
Si sa. Da sempre Matteo Renzi è un fan di Apple, in più occasioni lo si può vedere al lavoro tra i banchi del Governo con tanto di Macintosh. Ma in questa occasione, magari, e sempre se Apple non ha pagato, sarebbe stato forse opportuno vedere le terga del computer governativo “scocciate”? Dobbiamo pensare che a Matteo la “mela” non scoccia? Restiamo, comunque, in questo senso in attesa di chiarimenti, smentite, risposte o quant’altro.
Gennaro Cirillo