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Dottore, quant’è? Con fattura o senza?

fatturaA tutti è capitato di domandare “quanto pago per la visita/onorario/parcella/perizia/compenso?”. Alla maggior parte di noi (piovono slanci di bontà) è capitato di sentirsi rispondere “con la fattura o senza?”. Eh, sì, perché non tutti sanno che i liberi professionisti, sono talmente liberi nelle loro professioni da decidere di farci lo sconticino se rinunciamo alla fattura o da rincarare il prezzo se decidiamo di volerla, quella fattura.

Spiacevoli situazioni personali ci portano a “socializzare” con vari esperti della medicina. I chilometri tra uno studio medico e l’altro si fanno sentire, l’anatomia spiccicataci sotto gli occhi in ogni sala d’attesa rende i pazienti orgogliosi di gareggiare alla prossima partita de “L’allegro chirurgo” (addio naso acceso e rumoroso!) ma ricorre, di visita in visita, spesso lo stesso sketch;

 

 

 

La reazione ovvia sarebbe la rimostranza, con tanto di registrazione e denuncia. Invece no. Il ragionamento che solitamente si fa è che, pur presentando la fattura nel modello 730, non si ricevono indietro gli euro risparmiati scegliendo di non volere la ricevuta fiscale dal professionista, tanto vale quindi che risparmiamo entrambi, io e lui (il medico, avvocato, commercialista, architetto, imbianchino, elettricista, idraulico, etc). Scelta anticipata dall’atteggiamento inebetito del cliente di fronte alla doppia chance propostagli, fattura sì o no? (la libertà di scelta). Velocemente si calcola se convenga risparmiare al momento o intascare a luglio col 730, ma luglio è lontano quindi bon.

Solo nel bacino dei Lattari ne conto alcuni di furbetti del rione, con potenziali complici in ognuno di noi.

Ortopedico operante a Castellammare,  S. C. (pagami 300 ma ti fatturo 200), cardiovascolare sammaritano C. D. (la fattura ha il rincaro, ma appongo la marca da bollo), ginecologo sammaritano R. C. (100 € con fattura, 70 senza), odontotecnico gragnanese F. C. (oltre 2000 euro pagati, fattura manco all’orizzonte).  Con il nostro consenso e, ancora più grave, con la condivisione dell’intento, siamo complici di truffe piccole e quotidiane che, sommate nel tempo, fanno un buco che assorbirà noi, le fatture, il 730, la marca da bollo e il buco dell’ozono.

Ma la lista sarebbe lunghissima se aggiungessimo la richiesta del negozietto sotto casa che ci chiede gentilmente di fare lo scontrino con importo inferiore (nella migliore delle ipotesi).

Noi, spettatori e praticanti dell’evasione spicciola, sentiamo ardere il lato C se Pinco Pallino evade migliaia di euro, se un centinaio di ricconi sfondati porta i loro averi nei paradisi fiscali e magari siamo fieri di noi perché abbiamo appena risparmiato 30 euro sulla fattura del ginecologo.

 

 

 

L’evasione fiscale, purtroppo, non si ferma allo studio del professionista.

Un noto quindicinale locale è pieno di tentazioni. Lezioni private offerte da insegnanti, maestri, universitari che, al massimo, rilasciano la carta di una caramella (con annessa caramella) nella pausa tra greco e matematica. Badanti e baby sitter piovono come polpette nel ragù della domenica. Cake-design, figlie di Real Time, confezionano torte, biscotte e pasticcini in casa per poi vederle in nero a feste, ricevimenti. E le manicuriste? Il parrucchiere che paghiamo 6 € per piega (non vi passo il numero)? La signora del baffetto e delle sopracciglia? L’imbianchino che è amico dell’amico del parente? Quello che nel week end ci rintinteggia tutta casa. E al mercato rionale? Bancarelle di mutande e cianfrusaglie a 1 € i cui proprietari, forse, un registratore di cassa non lo hanno che visto sul banco del vicino, ben nascosto.

 

Truffaldini fai-da-te, imbriglioncelli  made-in-house lo siamo un po’ tutti. Chi non si riconosce nelle categorie descritte, scagli la prima fattura del mese. Siamo abbastanza sicuri che fatture non ve ne siano. Stay tranqui voi pure.

 

Anna Di Nola

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