L’Egitto a Pompei nel segno di Giulio Regeni

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Il  vento che soffia da ponente sugli scavi archeologici solleva piccoli vortici di sabbia, l’aria color ocra crea la giusta atmosfera: l’Egitto è arrivato a Pompei.

Questa la suggestione che ha fatto da contorno alla presentazione della mostra “Egitto Pompei”,  che dal 20 aprile apre al pubblico nella Palestra Grande degli Scavi.

L’esposizione è la seconda tappa del progetto espositivo omonimo, inaugurato il 5 marzo scorso al Museo Egizio  di Torino e nato dalla collaborazione tra quest’ultimo, la Soprintendenza Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con l’organizzazione di Electa.

In occasione della mostra agli Scavi, curata da Massimo Osanna e Marco Fabbri con Simon Connor, gli spazi recentemente restaurati della Palestra Grande accolgono statue monumentali del Nuovo Regno (XVI-XI sec. a.C.), periodo di massimo splendore della civiltà egizia.

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Massimo Osanna

Le imponenti sculture in granito – eccezionali prestiti provenienti dalla collezione permanente del Museo Egizio esaltati dallo scenografico allestimento di Francesco Venezia – costituiscono una testimonianza straordinaria del mondo della mitologia egizia, oltre a rappresentare il potere faraonico al tempo della XVIII dinastia.

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Sculture in granito

Seguendo le tracce di Iside e dell’Egitto a Pompei, il percorso prosegue attraverso le sale della mostra, con l’esposizione dei cosiddetti Aegyptiaca – manufatti e cimeli dell’antico Egitto usati in Campania, a partire dall’VIII sec. a.C., come amuleti – e con un’emozionante video installazione originale di Studio Azzurro a evocare gli scambi culturali, religiosi ed economici intercorsi tra Pompei e l’Egitto dalla fine del II sec. a.C. La visita si conclude con frammenti di affreschi pompeiani raffiguranti scene nilotiche con pigmei e animali esotici, anticipazione delle pitture ancora custodite nelle case.

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Marco Fabbri

All’esterno dei locali espositivi, nell’area archeologica, si snoda inoltre un itinerario egizio: dal Tempio di Iside, tra gli edifici pompeiani meglio conservati cui è stata dedicata una app, alle numerose domus decorate con motivi egittizzanti, come la casa dei Pigmei, che si apre per la prima volta al pubblico dopo i restauri del Grande Progetto Pompei (Gpp).

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Tempio di Iside

Il Tempio di Iside, in particolare, è stato oggetto di allestimenti museografici e multimediali rientrati nel piano della fruizione del Gpp, con la riproduzione di oggetti di arredo, statue e affreschi che originariamente decoravano l’edificio, e con un video di Stefano Incerti, restituendo così tutto il potere suggestivo che ebbe al momento della scoperta.

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Allestimento multimediale

Il vento che soffia su Pompei non ha portato solo la suggestione di un passato assai illustre, è carico anche dei tanti  problemi internazionali conseguenza del brutale e misterioso assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni in terra d’Egitto.

La mostra “Egitto Pompei”diventa per questo anche un ponte di speranza tra due paesi attualmente in aperto e totale conflitto.  Proprio nel ricordo di Giulio Regeni, dunque, è stata presentata la mostra che apre i battenti domani.

La carismatica figura del giovane italiano ucciso al Cairo è stata evocata, nella splendida cornice dell’Anfiteatro romano, da Evelina Christillin, presidente della fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino.

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Evelina Christillin

“È importante – ha detto la Christillin – tenere aperti, attraverso la cultura e attraverso i musei , quei contatti che la tremenda situazione venutasi a creare con un paese amico come l’Egitto ha chiuso. Se non teniamo aperti almeno questi canali, almeno queste possibilità di parlarsi tra culture omologhe, tra tradizioni antiche, tra popoli che dovrebbero capirsi e si capiscono – ha proseguito la presidente – io credo che buona parte della nostra missione andrebbe sprecata. Per cui tutto il nostro sostegno, come sempre, va alla famiglia Regeni. Continueremo a pensare che attraverso un contatto aperto con l’Egitto e con i musei egiziani – ha concluso la Christillin –  si possa cercare di trovare una verità per Giulio Regeni.”

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Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

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