Napoli, “bambini killer” a servizio della camorra

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“Bambini killer” per eludere le sentinelle della camorra e colpire i clan rivali sin dentro le proprie roccaforti. Questa la macabra strategia adottata da baby boss che avrebbero messo a punto un modus operandi veramente diabolico. Infiltrando giovanissimi insospettabili, spesso poco più che bambini, tra coetanei di gruppi malavitosi avversari le nuove leve criminali riescono ad ottenere informazioni sugli spostamenti e sulle tattiche adottate dagli schieramenti avversi.

Una volta acquisite notizie utili le baby spie si tramutano in spietati esecutori colpendo esponenti di spicco della fazione avversa nei momenti o nei luoghi di maggiore vulnerabilità. Il tutto per un compenso che si aggirerebbe sui 300 euro e in qualche caso comporterebbe l’affidamento di scooter o moto ( di cui dare però sempre conto al clan).

Insomma per una manciata di spiccioli, un motorino e magari un telefonino alla moda: criminali senza scrupoli comprano i sogni di chi senza riferimenti e spesso abbandonato dalle istituzioni crede di emergere dal branco entrando in giovanissima età nei gruppi di fuoco della camorra.

Ormai è evidente come a Napoli siano saltati tutti gli schemi storici nell’universo malavitoso locale: le vecchie famiglie sarebbero detronizzate da giovani violenti e senza scrupoli, spesso cocainomani quando non psicotici, pronti a tutto pur di gestire gli affari illeciti in città.

Radio mala riferisce di criminali in erba che, avendo chiamato a rapporto i proprio affiliati in basi situate nella zona di Cavalleggeri, avrebbero loro mostrato stese sul tavolo le banconote di cui dispone il clan, ovvero il tesoretto del gruppo camorristico, esaurito il quale non resterebbe altro che la galera. Per poi uscire e ricominciare da capo.

Insomma tutto, a qualsiasi costo e subito. Poco importa quanto sangue macchi le strade di Napoli, quante famiglie normali piangano figli smarriti nel cinico ingranaggio della camorra, quante mamme perdano il senno passando giornate intere a contemplare la foto di un figlio ucciso come un boss in età adolescenziale avendo in tutti i modi cercato di allontanare il proprio caro dalla malavita.

Un simile scenario è troppo miserabile per essere contemplato passivamente: lo Stato deve muoversi e deve farlo garantendo scolarizzazione adeguata, occupazione e sana aggregazione sociale in una Napoli ad oggi inutilmente militarizzata come pubblicamente dichiarato persino dal segretario generale del SIULP Napoli Enzo Annunziata.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.