“L’entrata in vigore del “decreto Lorenzin” e del decreto regionale 56 ha registrato una vera e propria involuzione del diritto alla salute per la popolazione di una Regione già messa in ginocchio dalla crisi economica. Non possiamo dimenticare che in Campania – ha continuato Porzio – sia in costante aumento il numero dei cittadini che non possono usufruire pienamente del servizio sanitario perché non possono permettersi il pagamento del ticket e che sono quindi costretti ad aspettare mesi per una visita, spesso fondamentale per la loro stessa sopravvivenza”.
“Non bisogna dimenticare che le strutture accreditate garantiscono maggiore velocità e un notevolissimo risparmio. Più della metà dei neonati nasce nelle case di cura: immaginate le conseguenze se dovesse venire meno parte di questo settore e ci si dovesse rivolgere esclusivamente al pubblico, che non è in grado di accogliere tutte le richieste”.
“I continui tagli operati al budget delle strutture private accreditate – ha sottolineato – vengono risolti dalle proprietà con licenziamenti collettivi che si ripercuotono sui livelli di attività producendo ulteriori ritardi per gli pazienti e aumentato il disagio sociale legato ai licenziamenti”.
“La Cimop esprime viva preoccupazione: negli ultimi anni tagli sistemici hanno progressivamente penalizzato l’assistenza a favore dei cittadini, in particolare dei meno abbienti, anche da parte delle strutture sanitarie accreditate. Tutto ciò – ha concluso Porzio – è successo in nome del risparmio, del taglio dei cosiddetti sprechi. Siamo preoccupati non solo come sanitari ma anche come utenti, perché questa impostazione rischia di disgregare il nostro servizio sanitario regionale”.