Sui Monti Lattari e in Penisola Sorrentina le abitudini a “bracconare” sebbene in declino, sono ben lontane dall’estinguersi. Tra queste, in primis, l’uso per la caccia dei richiami acustici vietati.
Iniziato il “rastrellamento” antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Castellammare di Stabia agli ordini del Comandante Raffaele Starace, con l’appoggio sul campo dei volontari del WWF, che ha già portato all’individuazione e allo smantellamento di diverse postazioni per il richiamo delle quaglie e al sequestro degli impianti elettronici (altoparlanti, batterie, cavi elettrici e quant’altro) allestiti nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari sul Monte Faito ed Arola nel Comune di Vico Equense.
I riproduttori elettronici di versi di uccelli, piazzati nelle ore notturne, hanno il compito di attirare la fauna selvatica (in questo periodo la quaglia) che il cacciatore di frodo andrà a prelevare all’alba.
«Le postazioni dei bracconieri che abbiamo individuato– ci spiega Claudio d’Esposito Presidente del WWF Terre del Tirreno – sono al passo con i tempi: rigorosamente blindate in casseforti, apparentemente inespugnabili, chiuse da catene e catenacci, e con sofisticati impianti azionati da timer. Le robuste casseforti, nascoste nel sottosuolo della montagna, saldate ad arte e cementate nella roccia, sono allestite per evitare che il prezioso contenuto venga sottratto anche dagli stessi cacciatori rivali. Spesso, per poter sparare a caccia chiusa, i fucili vengono nascosti nella montagna dopo averne abraso la matricola, assieme alle munizioni, costituendo un ulteriore grave pericolo non solo per la fauna ma anche per la sicurezza dei cittadini e dei turisti».
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