Dopo il vile attentato alla caserma dei carabinieri di Secondigliano, la gente ha disertato la manifestazione di solidarietà promossa dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli. “Purtroppo gli abitanti del quartiere non sono intervenuti a manifestare la propria solidarietà ai militari dell’Arma. Comprendiamo le oggettive difficoltà e l’umana paura di chi vive in certe realtà a rischio ma così facendo si rischia di rendere ancora più oneroso il già difficile lavoro delle forze dell’ordine, nascondendo delinquenti dietro un muro di omertà”: questo il commento di Borrelli che lascia poco spazio alle positive interpretazioni.
A Secondigliano purtroppo la strada è ancora tutta in salita: ancora fiacca la risposta delle istituzioni per sperare in un cambiamento concreto dell’opinione pubblica locale, troppo forte l’ascendente dei camorristi sul territorio per avere pienamente fiducia nello Stato. Stato che la moto o l’auto rubate non te le ritrova, la camorra sì. Questo l’esempio miserabile di come cinicamente un falso potere si sia insinuato nel tessuto vivo di una comunità in cui sono in molti magari ad ignorare il nome dell’attuale Presidente del Consiglio o del Presidente della Repubblica ma in cui anche i più piccoli conoscono le generalità dei boss e dei maggiori affiliati ad un sistema che muove cifre da capogiro con il business della droga.
Un plauso doveroso va alle associazioni di volontariato impegnante nel sociale a Secondigliano, alle parrocchie e ai tanti cittadini onesti pronti a combattere pacificamente per non arrendersi al malaffare. Ma occorre poi fare i conti con l’impietosa realtà: chi è cresciuto in certi contesti sa ben di cosa si parli e con chi si sia costretti ad avere a che fare. Criminali pronti a tutto pur di imporsi su clan rivali e controllare le attività illegali sul territorio. Poco importa se di mezzo ci va un ignaro passante, se un innocente muore come un boss per essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Nomi come Umberto Accurso (ras della Vanella Grassi e latitante dal 2014) o Marco Di Lauro (figlio del boss Ciro e latitante da più di 5 anni) godono di un incredibile ascendente sulle fasce a rischio del posto ostentando quel potere, economico e decisionale, che tanto abbaglia giovanissimi sbandati e privi di qualsiasi riferimento istituzionale.
Perché in certe zone la camorra compra la disperazione degli emarginati che pagano con la vita l’incapacità e la mala fede di chi continua da politico o amministratore a fingere di ignorare tali drammatiche realtà.
Alfonso Maria Liguori