Secondigliano: gli spari alla caserma e l’omertà collettiva

sparatoria-a-secondigliano-20-aprile-2016Dopo il vile attentato alla caserma dei carabinieri di Secondigliano, la gente ha disertato la manifestazione di solidarietà promossa dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli.  “Purtroppo gli abitanti  del quartiere non sono  intervenuti a manifestare  la propria solidarietà  ai militari dell’Arma. Comprendiamo le oggettive difficoltà e l’umana paura di chi vive in certe realtà a rischio ma così facendo si rischia di  rendere ancora più oneroso il già difficile lavoro delle forze dell’ordine, nascondendo delinquenti dietro un muro di omertà”: questo il commento di Borrelli che lascia poco spazio alle positive interpretazioni.

Marco di LauroA Secondigliano purtroppo la strada è ancora tutta in salita: ancora fiacca la risposta delle istituzioni per sperare in un cambiamento concreto dell’opinione pubblica locale, troppo forte l’ascendente dei camorristi sul territorio per avere pienamente fiducia nello Stato. Stato che  la moto o l’auto rubate non te le ritrova, la camorra sì. Questo l’esempio miserabile di come cinicamente un falso potere si sia insinuato nel tessuto vivo di una comunità in cui sono in molti magari ad ignorare il nome dell’attuale Presidente del Consiglio o del Presidente della Repubblica ma in cui anche i più piccoli conoscono le generalità dei boss e dei maggiori affiliati ad un sistema che muove cifre da capogiro con il business della droga.

Un plauso doveroso va alle associazioni di volontariato impegnante nel sociale a Secondigliano, alle parrocchie e ai tanti cittadini onesti pronti a combattere pacificamente per non arrendersi al malaffare. Ma occorre poi fare i conti con l’impietosa realtà: chi è cresciuto in certi contesti  sa ben di cosa si parli e con chi si sia costretti ad avere a che fare. Criminali pronti a tutto pur di imporsi su clan rivali e controllare le attività illegali sul territorio. Poco importa se di mezzo ci va un ignaro passante, se un innocente muore come un boss per  essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Umberto AccursoNomi come Umberto Accurso (ras della Vanella Grassi e latitante dal 2014) o Marco Di Lauro (figlio del boss Ciro e latitante da più di 5 anni) godono di un incredibile  ascendente sulle fasce a rischio  del posto ostentando quel potere, economico e decisionale, che tanto abbaglia giovanissimi sbandati e privi di qualsiasi riferimento istituzionale.

Perché in certe zone la camorra compra la disperazione degli emarginati che pagano con la vita l’incapacità e la mala fede di chi continua da politico o amministratore a fingere di ignorare tali drammatiche realtà.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.