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Tangenti e camorra a Santa Maria Capua Vetere: arrestato l’ex sindaco

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Politici, funzionari, imprenditori “faccendieri” allo scopo di agevolare il clan di camorra dei Casalesi: nell’ambito dell’inchiesta è indagato il presidente del Partito Democratico della Campania e consigliere regionale, Stefano Graziano, e tra gli arrestati c’è anche l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Biagio Di Muro.

L’inchiesta di cui sopra ha portato all’alba di oggi all’esecuzione di nove ordinanze du custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) partenopea, ed eseguita appunto dal Nucleo di Polizia Tributaria della guardia di finanza di Napoli, agli ordini del colonnello Giovanni Salerno, e di Caserta, guidati dal tenente colonnello Agostino Tortora. L’operazione è stata effettuata con la collaborazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta.

“Le indagini – si legge nella nota firmata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – hanno fatto luce sulla gestione degli appalti da parte del Comune di Santa Maria Capua Vetere, evidenziando i legami tra il sindaco pro tempore, Di Muro, e di altri esponenti dell’amministrazione comunale con il clan di camorra dei Casalesi, con specifico riguardo alla fazione capeggiata dalla famiglia di Michele Zagaria”.

Gli indagati, in particolare, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo camorristico, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio ed altre gravi irregolarità nelle gare di appalto pubblico realizzate anche al fine di agevolare la cosca casertana.

Gli inquirenti si sono concentrati sulla gara d’appalto riguardante la progettazione e l’esecuzione dei lavori di Palazzo Teti Maffuccini di Santa Maria Capua Vetere, già confiscato negli anni ’90 al padre di Biagio Di Muro, storico vicesindaco del Comune.

La procedura di gara avrebbe visto un accordo illecito tra i rappresentanti di due ditte partecipanti al bando e l’allora sindaco e i funzionari addetti al procedimento. L’ipotesi degli investigatori, insomma, è che Guglielmo La Regina, rappresentante della “Archicons Srl” (società che si è occupata della progettazione), e Marco Cascella, rappresentante della “Lande srl” (che si è poi aggiudicata l’appalto di oltre due milioni di euro), avrebbero elargito tangenti “accertate” per 70mila euro. I beneficiari delle mazzette sarebbero stati l’ex sindaco ed alcuni componenti della commissione di gara, Roberto Di Tommaso (Responsabile Unico del Procedimento – Rup) e Vincenzo Manocchio, che avrebbero favorito le aziende attribuendo loro il punteggio necessario per aggiudicarsi la gara.

La tangente sarebbe stata anche giustificata nella contabilità delle società mediante l’emissione di fatture relative ad operazioni inesistenti nei confronti di aziende compiacenti facenti capo a Raffaele Capasso e Vincenzo Fioretto.

Proprio Fioretto, secondo l’Antimafia, sarebbe particolarmente legato ad Alessandro Zagaria, che avrebbe beneficiato di una parte delle mazzette in qualità di “anello di congiunzione” tra i pubblici funzionari corrotti ed il clan dei Casalesi, e a Loredana Di Giovanni, la quale avrebbe ricoperto anch’ella un ruolo di mediazione.

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