Una copertina “evento”, che fotografa, in esclusiva e per la prima volta insieme, Roberto Saviano con Salvatore Esposito e Marco D’Amore, i due protagonisti di Gomorra, la serie che riparte dal 10 maggio con la seconda stagione, in onda su Sky Atlantic. Saviano, intervistato dal magazine per l’occasione, esprime i suoi pensieri più profondi”: “In Gomorra vince chi non si fida di nessuno, chi considera gli altri dei mezzi. Vince chi non ha paura di morire e sa che il potere si ottiene solo a rischio della propria morte.
Chi cerca di proteggersi non fa strada, non ha speranza di affermarsi”. Parliamo di pietà. Quando muore un camorrista, che reazione hai? “Quando li vedo nelle gabbie – risponde Saviano – provo fastidio umano. Certo, i camorristi che mi hanno costretto a vivere così li odio. Odio alcuni avvocati.
Odio alcuni giornalisti che ritengo complici. Odio determinati magistrati, civili e penali, altrettanto complici. Sono carico di odio. Ma di fronte alla morte, di fronte al corpo a terra del camorrista c’è qualcosa che mi dice che così non si risolve nulla. Né tra me e lui, né tra lui e il mondo.
Quando poi a morire sono dei ragazzini di 17 anni, provo quasi un senso di vicinanza. Per le nuove generazioni, l’unico modo di fare la differenza è giocarsi la vita. Vale per il ragazzino di una paranza a Napoli e vale per il jihadista in Belgio”.