Napoli, maggio a Peppino De Filippo al teatro della Maria Ss. Immacolata

1128d193-7c7b-4651-ac79-d9409a111ee4Andrà in scena nei giorni 14 e 15 Maggio 2016 alle ore 19:00, presso il teatro della parrocchia Maria Ss. Immacolata via Giordano Bruno – Marano, un omaggio al grande attore, autore Peppino De Filippo, presentato dall’Associazione Culturale Neapolitania.

L’evento si suddivide in due atti unici, con la regia di Ciro Grano: “Cupido scherza e… spazza”, rappresentato da Rosario Riccio (Salvatore), Maria Rosaria Caserio (Rosina), Assunta De Falco (Stella), Leonardo Riccio (Pascuttella), Vittoria Morisani (‘a Diavola), Ciro Grano (Vincenzo Esposito), Vincenzo Scatozza (Gennarino), Domenico Demarco (Nicola La Croce), Benedetto Gravina (Don Giovanni); “Don Raffaele il trombone”, interpretato da Alessandra Tosti (Amalia), Alina Martinelli (Lisa), Ciro Grano (Raffaele), Benedetto Gravina (Nicola), Vincenzo
Scatozza (Giovanni), Leonardo Riccio (Alfredo), Matteo Graziano (Luigi), Domenico Demarco (Gargiulo).

“L’idea di mettere in scena Peppino De Filippo – spiega Ciro Grano -, mai abbastanza rappresentato, nasce dopo aver visto, per caso su youtube, un altro suo atto unico: “Quale onore”. La voglia di riportare in teatro questo grande attore, autore, sorge, essenzialmente, da una duplice esigenza: esplorare a fondo l’universo partenopeo sotto una luce più giocosa e farsesca rispetto a quella di Eduardo, certe volte troppo “impegnata”, o quella di Viviani,
a volte troppo lacera e stracciona;cimentarsi con una recitazione più libera, essendo convinto che i testi di
Peppino siano più dei canovacci e che lascino all’attore lo spazio vitale per poter “interpretare”.

“I due atti unici che rappresentiamo sono stati entrambi scritti nel 1931. Essi, quindi, raccontano di una Napoli antica in cui i personaggi si muovono seguendo dei canoni valoriali che oggi possono sembrare desueti, poco riconoscibili, soprattutto in un’epoca come quella attuale, in cui la corruzione dilaga nelle forme più inaspettate, anche nelle più alte cariche istituzionali del nostro Paese”.

“Uno dei personaggi principali – continua Grano – è il netturbino, un uomo ovviamente non ricco, ma profondamente onesto. Raccontare di costui che trova, durante le sue ore di servizio, un portafogli contenente dieci mila lire in contanti e lo consegna nelle mani del direttore della nettezza urbana, sembra quasi anacronistico, addirittura bizzarro. Evince dalla rappresentazione che il netturbino, Vincenzo Esposito, è motivato dalla propria onestà che riconosce anche al suo superiore, soprattutto in virtù della posizione occupata”.

“Il fatto che, per il protagonista della prima pièce,
un uomo di potere debba necessariamente essere una persona retta, lascia trasparire la profonda ingenuità di questi; atteggiamento che induce, nei suoi confronti, quasi a sentimenti di tenerezza. Tutt’altro discorso, invece, è la storia di Raffaele Chianese, il maestro di trombone protagonista del secondo atto” conclude Grano.

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